Corriere della Sera, 27 luglio 2024
Venezuela al voto tra soldati e minacce
Nicolás Maduro, 61 anni, incoronato «el rey bolivariano» anche su TikTok, contro il «nonno tranquillo della resistenza» Edmundo González Urrutia, 74, l’ambasciatore sconosciuto ai più, fino a ieri, che punta a scalzare l’ultimo caudillo dell’America latina. Alla vigilia del voto presidenziale, in Venezuela la tensione è palpabile. I militari sono ovunque, in teoria a proteggere lo svolgimento delle elezioni alle urne. Domani si vedrà.
I sondaggi danno la vittoria al candidato del fronte oppositore, ma il presidente che rincorre un terzo mandato di sei anni ostenta sicurezza: «Campagna eroica! Il #popolo si è riversato nelle strade, nei viali e nelle autostrade... Siamo pronti per la grande vittoria del 28 luglio!», ha scritto ieri Maduro su X. Pochi giorni fa aveva promesso: «Se non vinco sarà un bagno di sangue», confermando i dubbi di chi teme che l’ex camionista, diventato ministro e poi leader alla morte di Hugo Chávez, non si farà da parte senza opporre resistenza.
Per vincere il presidente punta su social e forze armate. Maduro ha condiviso su Spotify le sue playlist, ha più di un canale Whatsapp, un podcast con la moglie Cilia Flores, un programma televisivo e può contare su un eroe dei fumetti – «Superbigote» (superbaffo) – ispirato alla sua persona. Perfino su uno dei mega-schermi di Times Square, a New York, è comparso il logo del «gallo pinto», simbolo della sua campagna, ma è su TikTok che il presidente ha dato il meglio di sé con balletti e altre amenità diventati subito di tendenza in Venezuela.
Lo sfidante
L’ex diplomatico, 74 anni, è candidato dell’opposizione: finora era quasi sconosciuto
I militari, però, pesano più dei «like». Circa 380.000 soldati sono stati incaricati della distribuzione e sorveglianza delle schede nonché della sicurezza pubblica durante il voto. Il ministro della Difesa Vladimir Padrino, in carica da oltre un decennio e fedelissimo di Maduro, ha garantito che le forze armate si atterranno al risultato degli scrutini. Ma se lo faranno davvero, perderanno un potere che gestiscono da 25 anni, in nome del socialismo. Oggi, oltre alle armi, controllano le società minerarie e petrolifere, la distribuzione alimentare, le dogane e 12 dei 34 ministeri, tra cui importanti portafogli come il Petrolio, la Difesa, l’Interno e il Commercio. In caso di vittoria dell’opposizione, riunita nella Piattaforma Unitaria Democratica, «le forze armate avranno un ruolo decisivo, sia per fare pressione sul governo affinché accetti il risultato, sia per uscire allo scoperto e reprimere le proteste», dice Renata Segura dell’International Crisis Group.
González Urrutia, che ha sostituito in corsa la popolarissima Maria Corina Machado, dichiarata ineleggibile per varie accuse di corruzione, è un uomo pacato, che vive in una casa modesta con la pensione da ex funzionario e dice di non aver mai pensato di diventare un leader. Ha promesso di costruire «un Paese di prosperità, democrazia e pace». E di liberare tutti i prigionieri politici: 269, secondo la ong Foro Penal. Poi bisognerà ricostruire una nazione economicamente semi-collassata e con 8 milioni di venezuelani, un terzo della popolazione, migrati all’estero.