Avvenire, 26 luglio 2024
Biografia di Olive Schreiner (1855-1920)
Le poche foto disponibili di Olive Schreiner ci restituiscono il volto di una donna dallo sguardo dolce e penetrante al tempo stesso. Tanto il portamento quanto l’abbigliamento però, così simili a quello delle sue contemporanee, non lasciano intuire la straordinarietà di questa figura, pressoché sconosciuta in Italia, ma ben nota e apprezzata nel mondo anglosassone. Per dire: un recente saggio – Outsiders, sottotitolo: “scrittrici che hanno cambiato il mondo” – associa il nome della Schreiner a quelli più assai famosi di Mary Shelley, Emily Brontë e Virginia Wolf. E uno studio accademico arriva a ipotizzare un influsso di Schreiner sulle idee di Martin Luther King. V issuta a cavallo tra fine ‘800 e inizio ‘900, Olive Schreiner è stata tante cose insieme: una scrittrice significativa (tant’è che viene considerata la pioniera della letteratura sudafricana), una coraggiosa femminista ante-litteram e un’esponente importante del movimento pacifista, nonché una tenace sostenitrice dei diritti dei neri. Niente male per una ragazza cresciuta nel Sudafrica delle guerre anglo-boere, che ha scritto un romanzo da autodidatta e che per vari anni si è guadagnata da vivere lavorando come governante.
N el corso della sua travagliata esistenza, segnata da vari problemi di salute e un percorso sentimentale a dir poco tortuoso, Schreiner è passata dagli spazi immensi del Sudafrica alla caotica Londra; ha conosciuto personalità culturali di primo piano e si è associata battaglie cruciali del suo tempo, segnalandosi per una non comune libertà di pensiero.
N ata nel 1855 agli estremi confini dell’impero britannico ( nella zona orientale della Colonia del Capo), nona di ben 12 figli, Schreiner proviene da una famiglia particolare: la madre discendente da predicatori inglesi, il padre missionario metodista tedesco. Olive cresce in un contesto di estrema povertà economica e culturale. Spiega Itala Vivan, esperta di letteratura postcoloniale: «A differenza dei maschi della famiglia, non ha mai seguito un corso di studi regolari; ma è una lettrice onnivora e avida». La svolta decisiva avviene quando, dopo aver lavorato per alcuni anni presso varie famiglie, nel 1881 Olive si reca in Europa; con sé ha la bozza del suo primo romanzo.
L a Londra in cui approda è quella della tarda epoca vittoriana, segnata dalla seconda rivoluzione industriale. Sono gli anni della fondazione del primo partito socialista inglese; Il Capitale di Marx è uscito da poco. Lei stessa – che man mano si avvicinerà a circoli progressisti, fino a par parte del “Men and Women’s Club” – diventa amica intima di Eleanor, figlia del filosofo. Ad aprirle le porte nella buona società britannica era stata la pubblicazione, nel 1893, di Storia di una fattoria africana, il suo capolavoro letterario; firmato con uno pseudonimo maschile, il romanzo aveva incassato l’apprezzamento di una prestigiosa testata socialista. Oltre che una spiccata sensibilità culturale femminista, per Schreiner decisivo si rivelò il contatto diretto con le energiche donne boere sudafricane, le quali combinavano in sé indipendenza economica e dedizione agli altri e alla famiglia, caratterizzandosi come un modello alternativo a quello in auge in epoca vittoriana. D el secondo conflitto anglo-boero (18991902) Schreiner è testimone diretta e da esso trae ispirazione per racconti come Peter Halket, soldato del Mashonaland e, soprattutto, per Milleottocentonovantanove.
Protagonista del primo è un ignaro soldato che attraversa le atrocità della guerra senza capirne il senso; obiettivo dell’opera la denuncia della politica imperialista condotta dal governo britannico in Sudafrica, per mezzo di Cecil Rhodes. Il pretesto era quello di diffondere la “civiltà”, quando, in realtà – denuncia Schreiner – si trattava di mire economiche e di potere. A testimonianza del coraggio della scrittrice va citato anche il fatto che nella prima edizione del volume volle inserire una foto-choc, che documentava l’impiccagione di alcuni africani. Il che contribuì ad assicurare all’opera di Schreiner un impatto notevole sull’opinione pubblica.
N on meno significativo Milleottocentonovantanove, composto nel 1905. «Un racconto straziante, una storia di guerra vista dalla parte delle donne, dalla soglia di casa, molto dissimile da quella degli uomini in battaglia al fronte», la descrive l’africanista Anna Maria Gentili. Che sottolinea: «La guerra per Schreiner era un’assurdità maschile, voluta dagli uomini per i quali altro era il valore della vita umana». È un tema, questo, che ritorna prepotente in Woman and Labour”(“Donna e lavoro”), del 1911, vera pietra miliare della produzione di Schreiner. In un’epoca in cui le donne erano ancora ai margini della società, il libro affermava chiaramente come istruzione, formazione e lavoro fossero chiavi essenziali per la donna ai fini di un suo effettivo protagonismo. Non è un caso che, in una delle ultime scene del film Suffragettes, uscito nel 2015, la protagonista Maud legga alcuni brani di Dreams, un altro libro della Schreiner, che aveva ricevuto da Emmeline Pankhurst, leader del movimento femminista. P ubblicato alla vigilia della Prima guerra mondia-le, a rendere particolarmente significativo Donna e lavoro non è solo la vibrante rivendicazione dei diritti delle donne, ma anche un accorato appello contro la guerra dell’autrice, con espressioni di straordinaria attualità. Leggiamo: «Non sarà per vigliaccheria o per incapacità, né certamente per superiori virtù, che la donna porrà fine alla guerra, quando la sua voce potrà farsi ascoltare nel governo degli Stati; ma perché su questo punto la scienza della donna, in quanto donna, è superiore a quella dell’uomo: essa conosce la storia della carne umana, ne sa il prezzo; l’uomo non lo sa. I corpi degli uomini sono le opere d’arte create dalla donna. Una donna non dirà mai: “Prendete e straziate dei corpi umani: e in tal modo risolvete la questione!”». Per tale ragione Donna e lavoro diverrà un testo di riferimento per molti pacifisti, fra i quali Vera Brittain, autrice del famoso Testament of Youth (tradotto in Italia col titolo Generazione perduta).
O live Schreiner muore nel 1920, a Città del Capo. Se ne va in solitudine, «nonostante abbia dei contatti – sottolinea Vivan – con il movimento pacifista inglese, gli obiettori di coscienza, Gandhi». Sola, spesso incompresa (la sua decisione di abbinare la lotta per i diritti femminili con la “Native question” la porta, ad esempio, a inizio ‘900 a smarcarsi dalla Women’s Enfranchisement League), ha, tuttavia lasciato una testimonianza ancor oggi eloquente. Come scrisse al marito il 27 marzo 1913, Schreiner è sempre stata convinta del ruolo sociale della letteratura. «L’arte è la piccola crepa nella muraglia della vita; attraverso questa breccia lo spirito può uscire per incontrare gli spiriti suoi simili o, piuttosto, per insinuarsi nelle crepe dei muri invalicabili che rinserrano la vita di ciascuno e dire “Non sei solo!”».