il Giornale, 26 luglio 2024
Dall’asilo nido ai souvenir Le richieste dei deputati. I parlamentari si sbizzarriscono negli ordini del giorno. Assalto al bilancio interno di Montecitorio
Passa all’unanimità, nell’aula di Montecitorio, il bilancio preventivo 2024-26 della Camera dei deputati.
La principale novità, su cui si sono scontrate maggioranza e opposizioni (che però alla fine hanno votato il via libera), riguarda l’affidamento di tutti i servizi della cittadella di Montecitorio, dalle pulizie alla ristorazione al facchinaggio, a una società in house creata ad hoc. Ma a destare curiosità sono le molte novità chieste o introdotte dai deputati, che riguardano la vita quotidiana e i servizi per chi nel Palazzo lavora. É stato ad esempio accolto l’ordine del giorno dell’azzurro Paolo Emilio Russo che chiedeva di «prevedere l’istallazione di stalli per biciclette e monopattini» nei pressi del Parlamento. «Sono mezzi che garantiscono maggiore velocità e inquinamento zero, e sempre più usati da parlamentari, giornalisti e personale: pochi anni fa sarebbe stato impensabile immaginare che i deputati si muovessero in monopattino, eppure oggi siamo tantissimi», spiega lui, che ogni giorno cerca faticosamente di piazzare il suo mezzo ecologico in sharing nelle vicinanze del «posto di lavoro». Richiesta condivisa in modo bipartisan, e approvata. Altro tema assai gettonato: la guerra agli «sprechi alimentari», da destinare a «scopi caritatevoli» a fine giornata, e quella agli sprechi energetici: «le luci, soprattutto nei bagni, restano sempre accese» denuncia Filiberto Zaratti di Avs, che chiede di istallare «interruttori a tempo». Il leghista Stefano Candiani vuole che anche a Montecitorio (come a Westminster o a Capitol Hill) i visitatori possano «acquistare alcuni souvenir». Il Pd Casu chiede «il rimborso degli abbonamenti ai mezzi pubblici» per i dipendenti. Giorgio Mulè (Fi) vuole «la realizzazione di un asilo nido interno per supportare le giovani famiglie». La grillina Sportiello chiede che tutti possano allattare bimbi nel Palazzo. Un’altra 5S, Fontana (nomen omen) vuole le «colonnine di acqua pubblica».
Al di là del colore e delle richieste curiose, anche se spesso di buon senso, dei parlamentari, è assai interessante notare un’altra particolarità: si conferma, per il secondo anno consecutivo, che la sbandierata «riforma» del taglio dei parlamentari, voluto dai Cinque Stelle e propagandato come panacea per i «costi della politica», non comporta risparmi significativi. Un clamoroso bluff, raccontato in questi giorni dal giornale online Open, diretto da Franco Bechis (esperto spulciatore di bilanci): dal 2022, con l’entrata in vigore del demagogico «taglio» (sostenuto alla fine da tutti i partiti per timore di apparire sostenitori della «Casta»), i deputati sono solo 400, 230 in meno rispetto alla scorsa. Eppure sono rimasti immutati i contributi ai gruppi parlamentari (30 milioni e rotti) e leggermente aumentate le spese per i vitalizi, mentre sono lievitate del 10,7% le spese di ristorazione. Colpa dell’inflazione? «Nel 2023 il numero dei pasti di parlamentari, dipendenti e personale esterno accreditato è aumentato di circa il 25%», dice l’ufficio stampa della Camera, ma la spesa «è stata inferiore al tasso di inflazione». Il fondo di dotazione pagato dal Tesoro per il funzionamento complessivo della Camera, circa un miliardo, è rimasto immutato rispetto alle scorse legislature, quando i deputati erano 630. Insomma, nonostante il taglio dei deputati e delle conseguenti indennità (da 140 a 89 milioni di euro) e il lieve calo dei costi per il personale, la spesa complessiva per la «macchina» Montecitorio resta, milione più milione meno, la stessa. Chi l’avrebbe mai detto.