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 2024  luglio 25 Giovedì calendario

Intervista a Vladimir Luxuria

Agli «haters», agli «sfigati» e ai «frustrati» dei social che si sono sentiti turbati dalle sue foto in bikini, Vladimir Luxuria ha replicato a modo suo: pubblicando un’altra foto dalla spiaggia del Poetto di Cagliari nella quale se la ride beata e sfoggia un nuovo due pezzi a triangolo. «Fatevi una vita!!!», li ha esortati con tre punti esclamativi dal mare trasparente. Al telefono con il Corriere è altrettanto «carica». Soprattutto perché è ancora vivido in lei il ricordo della versione di Bocca di Rosa in campidanese con la quale ha conquistato il pubblico del Museo Civico di Sinnai nello spettacolo «Stasera ve le canto», per il festival «Il colore rosa». Non è quindi nello stato d’animo di chi si preoccupi di Instagram e di chi ha commentato così le sue istantanee dalla spiaggia: «Che paura, né carne né pesce» (brunamurgiagmail.it), «Mi fa impressione» (margheritadimartino), «Decadenza totale, un uomo travestito da donna merita solo compassione» (vele.notto), «Vergognati» (monicacartia). Vladimir, non si arrabbia? 
«Ma perché dovrei perdere tempo ed energie con questi sfigati? Sono in Sardegna, in un posto bellissimo, davanti a un mare turchese. Guardi, se non mi avessero avvisata non me ne sarei accorta». 
Non guarda i commenti? 
«Quel post lo avevo pubblicato ieri (martedì, ndr) dalla spiaggia di Mari Pintau, che sembra davvero un mare dipinto, come dice il nome in sardo. È stato un gesto spontaneo, mica volevo darmi arie da sirenetta o da Miss Italia. Ero in spiaggia e in spiaggia non ci vai con il cappotto. Fine». 
Non la pensano così i suoi detrattori. 
«Ma io dico: perché mi seguono? Se non ti piace il freddo non andare in Alaska!». 
Davvero non le fanno più effetto queste critiche? 
«Io ho imparato a vivere la vita reale, a vedere le persone negli occhi, ai loro sorrisi, a un’esperienza tattile. Non vivo questa bolla di persone che spesso non hanno neanche il coraggio di metterci la faccia. Non sono nemmeno haters: sono dei poveri frustrati che non riescono a farsi una vita propria e devono criticare quella degli altri». 
Qualcuno ha scritto che se l’Italia avesse una legge contro l’omotransfobia, i leoni da tastiera abbasserebbero la cresta. «Non voglio nobilitare questi commenti chiamandoli maschilisti e transfobici. Non sono una psichiatra: ma non sarà che tutta questa repulsione nasconda un’attrazione?». 
Una legge non aiuterebbe? 
«Sinceramente non mi fa gioire sapere che una persona si fa qualche mese in più in carcere per un reato di odio. Invece quello che manca davvero sono le campagne di sensibilizzazione all’inclusione e al rispetto. Rimprovero al governo di lanciare messaggi di solidarietà quando succedono fatti di cronaca, ma quando gli chiedi di fare campagne nelle scuole contro l’omotrasfobia ti rispondono che quella è la teoria gender, come se volessi influenzare la sessualità di un adolescente. In realtà non vogliono fare nulla. Anzi, gli insulti dal loro punto di vista servono a far capire a un gay o trans che se vuole vivere liberamente, avrà sempre problemi». 
Il suo fidanzato cosa dice? 
«È il mio amico speciale, non fidanzato». 
Certo: Danilo Zanvit Stecher. 
«Gli ho chiesto di non replicare più a queste persone. All’inizio se la prendeva tanto e scriveva a tutti».

Però lei si è tolta da «X», l’ex Twitter, per «l’ossessione transfobica» di Elon Musk. 
«Ovvio. Non sono una da campagne di boicottaggio: ma perché devo stare nel social di uno così? Meglio Threads: un posto molto più gentile».