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 2024  luglio 25 Giovedì calendario

Gertrude e Alice un’unica donna

Gertrude Stein e Alice Toklas forse erano la stessa persona. Era questo il segreto di quello che loro due non avrebbero mai chiamato amore? Quando nel 1933 esce un libro intitolato Autobiografia di Alice Toklas, lo firma Gertrude Stein. Ma chi lo ha scritto? Di chi è la voce brillante e caustica che racconta la storia del salotto più celebre della Parigi primi Novecento? Non somiglia quasi per niente a quella che fino a quel momento aveva prodotto letteratura sperimentale, racconti bizzarri raccolti inC’era una volta gli americani, trattati di semiotica come Composition as explanation (pubblicato nel 1926 da Hogarth Press, la casa editrice di Leonard e Virginia Woolf). E«a proposito di quel motto “una rosa è una rosa è una rosa è una rosa” sono stata io a scoprirlo in uno dei manoscritti di Gertrude Stein e ad insistere che lo si ponesse come motto sulla carta da lettere, sulla biancheria da tavola e dappertutto mi fosse concesso di metterlo». Dunque è stata Toklas a inventare il mito di Gertrude Stein? E perché dovremo crederle dal momento che è Stein a dare voce a Toklas?
Entrambe americane, entrambe ebree, entrambe abbastanza ricche da non aver bisogno di lavorare, Toklas e Stein si conobbero a Parigi nel 1907. Stein viveva lì da un po’, insieme al fratello Leo, al 27 di rue de Fleurus. Conosceva l’Europa fin da bambina, con la sua famiglia (tedesca) aveva vissuto a Vienna e poi a Parigi, ma aveva studiato negli Stati Uniti. Medicina, psicologia, e biologia, ma anche filosofia, un’educazione eclettica con forti basi scientifiche che le conferì per sempre ragione e metodo. Col fratello Leo scoprì il talento di un giovane pittore, Cézanne, e ne acquistò un paesaggio. Sulle sue tracce incontrò Toulouse-Lautrec, Gauguin, Manet e Renoir, Vallotton e Bonnard. Nel 1905, in occasione del salone d’autunno, gli Stein videro esposto La Femme au Chapeau, di Matisse. In quell’anno, oltre al quadro di Matisse, Gertrude e Leo comprarono il primo Picasso,Jeune Fille aux Fleurs.
La loro casa stava diventando un vero grande museo di arte contemporanea, nel quale, il sabato, si riunivano gli artisti. Picasso, che all’epoca viveva con la bellissima Fernande, divenne uno degli amici più cari di Gertrude e il suo più assiduo e fidato interlocutore intellettuale. Il ritratto che le fece, nonostante l’inverosimiglianza, era l’immagine di sé nellaquale Stein si riconosceva di più. Con loro, in quella grande casa su due piani, viveva una donna, Annette Rosenshine, amica soprattutto di un altro fratello Stein, Michel. Rosenshine, che sarebbe diventata a sua volta un’artista e della quale esiste una fotografia che le fece Ansel Adams, eracugina di Alice Toklas. Si racconta che Stein leggesse la sua corrispondenza e si fosse invaghita della cugina, una giovane donna di San Francisco, che le scriveva raccontandole le sue conquiste femminili, l’amicizia con Jack London, la vita bohémien in California. Quando Toklas arrivò a Parigi, nel 1907, in fuga dal terremoto che aveva distrutto San Francisco, incontrò Gertrude. Poco dopo Toklas, come racconta Stein nella sua autobiografia, andò a vivere con lei in rue de Fleurus. «Fui assai colpita dal suo spillone di corallo e dalla sua voce. Posso dire che soltanto tre volte nella mia vita ho incontrato il genio, e ogni volta dentro di me ha trillato un campanello. In nessuno di questi tre casi mi sono ingannata. Così cominciò la mia vita nuova di pienezza». Nel libro non si parla mai di amore, né di relazione sentimentale, né di nient’altro che non sia fare delle cose insieme. Vissero insieme fino alla morte di Stein, nel 1946, e Alice Toklas fu musa, dattilografa, amante, cuoca, editrice e governante. Fu parte di quel genio che Stein rivendicava perché le sembrava lo spazio maschile da conquistare.
Alice e Gertrude furono forse la stessa persona, ma non furono mai un manifesto femminista, lesbico, di emancipazione delle donne. Non abbandonarono neanche le gonne per i pantaloni o per divise eccentriche, come all’epoca facevano quelle che Selby Wynn Schwartz in un recente libro avrebbe chiamato le figlie di Saffo: Natalie Barney, Romaine Brooks, Sarah Bernhardt, Isadora Duncan, Nancy Cunard e Radclyffe Hall, ma anche Eleonora Duse e Lina Poletti, una poeta ravennate che ebbe una storia d’amore sia con l’attrice che con Sibilla Aleramo, e fu femminista, antifascista e moglie, per comodo, di Santi Muratori, direttore della biblioteca Classense. Anche Natalie Barney aveva un salotto, e riceveva il venerdì, ma loro sognavano la Grecia, la poeta dell’isola, l’amore libero. Stein preferiva immaginare un mondo nel quale non ci fosse quello che adesso chiameremmo binarismo sessuale e per lei era semplicemente la differenza tra uomo e donna. Sperimentava l’adozione di pronomi neutri, ma non credeva nella sorellanza come scelta politica. Nel 1914, quando scoppiò la guerra, Toklas e Stein erano a Londra a cercare un editore per Tender buttons, una raccolta di poesie. Vendettero l’amato Matisse al fratello Michel e si trasferirono a Maiorca.
Tornate in Francia nel 1916 comprarono una Ford, Gertrude si fece insegnare a guidare e si unirono alle forze americane trasportando aiuti agli ospedali. Finita la guerra, tornarono a Parigi dove, nel 1919, l’americana Sylvia Beach aprì la sua libreria Shakespeare and Company nella vicina rue de l’Odéon. Fu l’occasione per Stein di aprire il suo salotto agli scrittori, da Sherwood Anderson a Thornton Wilder, da Ford Madox Ford a Ezra Pound fino all’amatissimo Ernest Hemingway.
Il successo per lei arrivo improvviso e intenso con la pubblicazione dell’autobiografia, alla quale seguì una trionfante tournée americana. Di quello che accadde loro durante la Seconda guerra mondiale non sappiamo molto. Si rifiutarono di lasciare l’Europa e si rifugiarono in campagna. Come se la cavarono non è chiaro: amicizie, ambiguità, una discussa traduzione e introduzione ai discorsi del maresciallo Pétain fatta da Stein... Gertrude sarebbe morta poco dopo, nel 1946. Alice le sopravvisse parecchi anni, e nel 1954 pubblicò un libro di ricette. Ne Il libro di cucina di Alice Toklas,ancora ristampato, si trova la ricetta della Hashisch Fudge, la celebre torta a base di cannabis. Toklas e Stein sono sepolte a Parigi, nel cimitero di Père-Lachaise. In due tombe separate, ma poi chissà.