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 2024  luglio 25 Giovedì calendario

Materie prime critiche l’Italia ne è ricca e non le può sfruttare. Si estraggono solo feldspato e fluorite, ma ce ne sono molte altre a cominciare dal litio. Mancano ingegneri, geologi e maestranze


ROMA – «Abbiamo la mappa dei giacimenti, credo che sia altrettanto importante mappare le competenze». David Govoni, presidente della Federazione Europea dei Geologi, ieri mattina all’Ispra ha sollevato una preoccupazione diffusa: per «riaprire le miniere», in linea con la nuova strategia Ue sulle materie prime critiche, servono anche le competenze. Competenze perse in 40 anni di stop dell’attività mineraria, in Italia come nel resto dell’Europa: «L’industria ha bisogno di risorse umane, e chiunque di noi che lavora nel settore industriale se ne rende conto: mancano dalle maestranze (operatori di cava) fino ai geologi e più in generale i professionisti», rileva Govoni. «L’unica scuola di ingegneria mineraria in Italia, presso il Polititecnico di Torino, ha pochissimi iscritti – conferma Domenico Savoca, presidente dell’Associazione degli ingegneri minerari in Italia – e per la maggior parte di provenienza straniera. So anche di master in ingegneria mineraria che non hanno avuto quel successo che si sperava».
Una questione che vale la pena di risolvere in tempi brevi, perché dalnuovo database dei giacimenti e dei siti minerari italiani GeMMA, messo a punto dall’Ispra, e presentato ieri mattina con la partecipazione del viceministro all’Ambiente e Sicurezza Energetica Vannia Gava, sono emerse informazioni incoraggianti sullo stato delle risorse minerarie in Italia. Al di là delle 76 miniere aperte attualmente, e di una specializzazione attuale in feldspato e fluorite (gli unici due minerali estratti in Italia tra le 34 materie prime critiche nell’elenco messo a punto dalla Ue), ci sono buone potenzialità: «Abbiamo accertato come la Sardegna sia particolarmente ricca di giacimenti di alcune materie prime critiche. – spiega il presidente dell’Ispra Stefano Laporta –. Ce ne sono molti anche nel Nord Italia e in Toscana. Adesso dobbiamo completare la mappatura per arrivare anche a stabilire i quantitativi di materie prime critiche che saremmo in grado di estrarre nel prossimo futuro, includendo là dove possibile anche un’analisi delle miniere sottomarine».
Più in dettaglio, si va dal rame sull’Appennino ligure emiliano, sulle Alpi occidentali, in Trentino, in Carnia e in Sardegna, al tungsteno in Calabria, Sardegna e sulle Alpi, al cobalto in Piemonte e Sardegna, finoalla magnesite in Toscana. Non manca il litio, indispensabile per le batterie delle auto elettriche, scoperto nei fluidi geotermici di Toscana, Lazio e Campania. Per dirla con Fiorenzo Fumanti, geologo dell’Ispra, (che a sua volta cita il collega Giuseppe Pipino) «l’Italia non è povera di risorse minerarie, è povera di ricerca mineraria». «Molti minerali non presentavano nessun interesse dal punto di vista dell’utilizzo fino a pochi anni fa, e quindi non erano oggetto di ricerca. – osserva Fumanti –. L’Ispra ha risorse limitate: adesso dovremo concentrarci sui giacimenti più promettenti anche dal punto di vista economico».