Avvenire, 25 luglio 2024
Cipro, i 50 anni di silenzio e dolore. Dall’invasione turca isola spaccata
Ormai gli anniversari politici che si susseguono in questi primi decenni del ventunesimo secolo sono così numerosi che alcuni non riescono ad attirare l’attenzione che meriterebbero e passano sotto silenzio. Si tratta di un fenomeno deplorevole, perché in genere si tratta di ferite ancora aperte che continuano a incidere sulla vita quotidiana delle comunità interessate. Il 20 luglio scorso è stato il cinquantenario dell’invasione turca che ha dato origine alla divisione di Cipro in due parti distinte: la cosiddetta “Repubblica di Cipro Nord”, abitata in larga maggioranza da turchi e riconosciuta unicamente da Ankara; a Sud, la Repubblica di Cipro, a maggioranza greca. L a questione cipriota rimane l’unica controversia territoriale irrisolta dell’Unione Europea: la Germania è stata riunificata nel 1989 e il problema nordirlandese è stato appianato nel 1998 con una soluzione accettabile, anche se forse non definitiva, dato che in seguito la Brexit ha rimescolato le carte. Il silenzio che da mezzo secolo avvolge la questione di Cipro è lo stesso che ha ispirato Misos aionas siopes (Mezzo secolo di silenzio), il disco che la cantante cipriota Maria Theodotou ha inciso per commemorare i 50 anni della divisione. Il CD è solo una delle tante iniziative organizzate per la ricorrenza, insieme a concerti, conferenze, libri e la mostra Synchronsing History in corso alla Galleria comunale di Larnaca (26 aprile- 31 luglio), dove l’artista cipriota Toula Liasi espone una ricca gamma di dipinti, fotografie, video e installazioni.
C ome la Corsica e molte altre isole del Mediterraneo, Cipro possiede una posizione strategica che ha stimolato l’interesse di varie potenze coloniali, fra le quali Venezia (1489-1571), l’impero ottomano (1571-1878) e quello britannico (18781960). La decolonizzazione del secondo dopoguerra tocca anche Cipro, che nel 1960 conquista l’indipendenza. La figura centrale di questo nuovo corso è Makarios III, un sacerdote greco-ortodosso che viene eletto presidente. Grazie alla sua lungimiranza l’isola rifiuta il bipolarismo sovietico-americano e contribuisce alla fondazione del Movimento dei Non-Allineati, che vede la luce a Belgrado nel 1961. Nonostante tutto, a Cipro rimangono due basi militari britanniche, Akrotiri e Dhekelia, che Londra vuole conservare a causa del loro rilievo strategico.
Q uando viene proclamata l’indipendenza l’isola conta 572.000 abitanti. I greci, maggioranza come sempre, costituiscono il 77%, mentre i turchi non superano il 18%. La Costituzione contiene un meccanismo che consente di bilanciare il potere, in modo da evitare che la minoranza venga emarginata. Il corretto funzionamento di questo sistema, però, non viene demandato unicamente alle autorità cipriote, ma viene garantito da un accordo fra Gran Bretagna, Grecia e Turchia. Molti greci contestano questa supervisione, che in effetti limita l’indipendenza dell’isola. Ma soprattutto, contestano il fatto che l’accordo conferisca ad Ankara il diritto di intervenire laddove la minoranza turcofona venga discriminata o nel caso che la maggioranza greca voglia realizzare un sogno mai sopito: l’unione con la Grecia ( enosis).
Q uesto obiettivo, pur essendo vietato dalla Costituzione, gode di un largo seguito popolare. Perfino il presidente Makarios si dichiara più volte favorevole. I rapporti fra le due comunità iniziano a deteriorarsi nel 1963, quando Makarios propone alcune modifiche costituzionali che favorirebbero la comunità greca. La minoranza turca abbandona i propri incarichi istituzionali e comincia ad ammini-strarsi separatamente. Questo genera una crescente tensione che sfocia in violenti contrasti. Nel 1964, per contenere questi scontri, l’Onu istituisce una zona demilitarizzata presidiata dai Caschi blu, la cosidetta “linea verde”.
L a dittatura militare che viene instaurata ad Atene nel 1967 manifesta l’intenzione di realizzare l’unione con Cipro. Makarios, fieramente avverso ai militari greci, assume una posizione nettamente contraria. La tensione fra Nicosia e Atene si fa sempre più forte: i militari greci cercano di manipolare Makarios, ma invano. Il 15 luglio 1974, infine, realizzano un colpo di stato per destituirlo e ucciderlo. Il presidente lascia il potere, ma riesce a salvarsi. Il 20 luglio la Turchia, temendo che la giunta ateniese stia per raggiungere il proprio obiettivo, invade l’isola. L’esercito turco si dimostra spietato. Molti greco-ciprioti diventano profughi nella propria terra e si riversano nella parte dell’isola non controllata da Ankara, mentre altri scelgono l’emigrazione. I militari turchi occupano definitivamente la parte settentrionale del’isola (36% dell’intero territorio). Cipro viene divisa in due secondo un confine interno che passa per Nicosia. Nel 1983 viene dichiarata ufficialmente la “Repubblica turca di Cipro Nord”, presieduta da Rauf Denktash e riconosciuta unicamente dalla Turchia. L e Nazioni Unite e i vari stati coinvolti nella questione cipriota cercano più volte di risolverla, ma senza successo. Questi tentativi si intrecciano con il lungo percorso dell’integrazione europea. Nel 1990 la Repubblica di Cipro chiede l’adesione alla Cee. Tre anni dopo, quando è già nata l’Unione Europea, il nuovo organismo manifesta l’intenzione di portare avanti i negoziati «senza attendere una soluzione pacifica, equilibrata e duratura della questione cipriota». In altre parole, mettendo da parte il problema della divisione e procedere come se questa non esistesse. Con una certa dose d’ingenuità, le autorità comunitarie sperano che l’adesione stimoli una soluzione del contenzioso territoriale. Negli anni successivi vengono avanzate varie proposte per la soluzione del problema. I negoziati che si tengono all’ONU fra il 1997 e il 1999 si rivelano fallimentari. Denktash chiede invano che la Repubblica turca di Cipro Nord venga riconosciuta come Stato, alla pari della parte greco- cipriota. F ra il 2002 e il 2004 l’Onu propone cinque differenti versioni di un piano articolato. La versione finale del cosiddetto Piano Annan propone la creazione di una Repubblica federale sul modello svizzero: due Stati costituenti – lo Stato greco-cipriota e lo Stato turco-cipriota uniti da un apparato governativo federale. Le zone sottoposte alla sovranità britannica sarebbero rimaste immutate. La proposta viene sottoposta a un referendum che si svolge il 24 aprile 2004: il 65% della comunità turca la approva, mentre il 76% della comunità greca lo rigetta. Di conseguenza la situazione resta immutata. Pochi giorni dopo, il 1° maggio 2004, si verifica il più grande allargamento dell’Unione Europea grazie all’adesione di dieci Paesi, compresa Cipro. Per la prima volta la Ue accoglie uno Stato diviso su base etnica. Questa anomalia genera una situazione confusa. Dal punto di vista giuridico, anche Cipro Nord viene considerato parte dell’Unione, ma l’applicazione delle normative europee è sospesa, dato che le autorità della Repubblica di Cipro non possono esercitare il loro controllo sulla parte settentrionale dell’isola. I rapporti fra le due parti si inaspriscono nel 2017, dopo l’ennesimo fallimento dei negoziati sotto l’egida delle Nazioni Unite. Le posizioni restano inconciliabili. La Repubblica di Cipro auspica la riunificazione, in pratica il ritorno alla situazione originaria. La Repubblica di Cipro Nord, così come la Turchia, opta per due Stati distinti. Gli Stati Uniti, infine, propongono che le due parti vengano riunificate in una nuova struttura federale (una soluzione analoga al Piano Annan). Stretta in questo anomalo braccio di ferro a tre (Ankara, Atene e Bruxelles), ulteriormente complicato dalla “ingerenza” americana, la soluzione della questione cipriota rimane lontana. Un altro nodo da sciogliere è quello derivante dalla presenza di basi straniere nelle due parti dell’isola, in netto contrasto con la tradizione neutralista di Cipro, che rimane uno dei quattro membri dell’Unione Europea non aderenti alla Nato, insieme ad Austria, Irlanda e Malta.