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 2024  luglio 24 Mercoledì calendario

Miliardari in campo per lo Studio Ovale


NEW YORK – Simcha Farbstein era un socialista del partito di sinistra Mapam in Israele, impresario di piccole sale cinematografiche a Haifa, persuaso della coesistenza pacifica con gli arabi. Sua figlia Miriam Farbstein Adelson, dopo il pogrom del 7 ottobre, scrive sulla rivista Forbes,che «gli spettrali raduni di radicali islamici e attivisti neri, ultra progressisti e mestatori di professione festeggiano il raid di Hamas. Non sono nostri critici, sono nemici, vogliono sradicare l’Occidente dal Medio Oriente, dovrebbero esser tutti morti per noi!».
Linguaggio che il vecchio Simcha non avrebbe apprezzato, ma che Miriam Adelson, israeliana, scienziata, patrimonio di 29 miliardi di dollari per il secondo matrimonio con Sheldon Adelson, impugna convinta, ricordando che da bambina soprannominava gli scampati all’Olocausto “sapone”, per non essersi ribellati a Hitler. Adelson, naturalizzata americana, investe ora milioni di dollari su Donald Trump, certa che le elezioni per la Casa Bianca 2024 siano l’ultimo atto della guerra di identità aperta nel 1933 in Europa.
Non è sola. Stephen Schwarzman, amministratore del fondo Blackstone, 39 miliardi in cassaforte secondo Forbes, paragonava le misure fiscali di Barack Obama all’ «entrata dei nazisti di Hitler in Polonia, guerra totale» e adesso investe anch’egli su Trump, malgrado avesse bollato come “rivolta” l’assedio a Capitol Hill del 2021. La crociata per la Casa Bianca sarà brutale e i finanziamenti ne saranno le munizioni. Nel 2020 i partiti spesero oltre 14 miliardi nel testa a testa Trump-Biden, il doppio del 2016, Trump-Clinton: quanto il Pil del Niger, più del Pil della Somalia. Joe Biden raccolse un miliardo, Trump poco meno, record presto sbriciolati.
Nelle prime 24 ore dopo l’addio di Biden, la vice Kamala Harris, già certa della nomination, ha raccolto 81 milioni di dollari, ma come nota la rivista di sinistra Mother Jones,una percentuale cospicua viene da donazioni di elettori semplici, meno di 100, 200 dollari a testa, spesso femministe del network Emily’s List o giovani di ActBlue. E dall’organizzazione di Trump fanno notare che, dopo l’attentato di Butler, le casse si sono arricchite di fondi inviati da cittadini e famiglie non abbienti. Del resto, nel 2016, i repubblicani batterono i democratici nelle sottoscrizioni sotto ai 200 dollari.
Dalla sentenza del 2010 della Corte Suprema “Citizens United versus Federal Election Commission”, chericonosce alle corporations un “diritto di parola”, esprimibile con fondi ai partiti, i ricchi americani scendono in campo per i loro paladini. Dapprima molte voci deprecavano la degenerazione della democrazia in mercato, poi le parti si sono bilanciate, destra e sinistra, e i miliardari han preso a far politica con passione pari a lavoratori e ceto medio, mobilitandosi ora intorno a Trump e Harris. Con il tycoon repubblicano si schiera Bill Ackman di Pershing Square Capital, patrimonio di 10 miliardi, reduce dallo scontro con l’alma mater Harvard University per le proteste pro-Palestina, con un appello dopo l’attentato del 14 luglio. David Sacks e Chamath Palihapitiya, investitori a Silicon Valley, si mettono in azione dopo la condanna subita da Trump al tribunale di New York, invitando gli amici a cene di solidarietà, biglietto 300.000 dollari a testa, «siamo al referendum fra Usa e Repubblica delle Banane, votate!». Alle loro spalle Peter Thiel, 11 miliardi di asset, e Elon Musk, che lo sovrasta con 250 miliardi, trumpiani militanti, il patron di Tesla con 45 milioni al mese promessi al leader.
In quella che per Sacks e Palihapitiya è una “Banana Republic”, i democratici di Kamala Harris accorrono in difesa capeggiati dal magnate Reid Hoffman e da Alex Soros, erede della fortuna familiare da 25 miliardi, che rilancia festante una foto sottobraccio alla vicepresidente con la dedica “Uniti con Kamala Harris per battere Trump! Viva il sogno americano!”.
Sono però due i miraggi onirici d’America, Nazione di Trump e Comunità di Harris, Sovranismo o Internazionalismo, America First! contro Alleanze e Nato. E i mecenati scommettono caparbi sul proprio colore, Rosso Trump, Blu Harris. Abigail Disney, nipote di Roy Disney, non si nasconde: «Temevo per Biden, Kamala vincerà» e smuove Hollywood; George Clooney, deluso dal declino di Biden, torna in prima fila, Jeffrey Katzenberg, capo della raccolta di fondi che aveva ammonito «Joe le sottoscrizioni scemeranno se non ti ritiri», è al lavoro per rintuzzare Adelson e Schwarzman.
Per i ricchi sarà un conflitto da sei zeri sugli assegni, per impiegati, operai e studenti si tratta di sacrificare alle idee una giornata di salario. Per tutti è in ballo la democrazia, in quella che sarà la più grande campagna elettorale della storia: Simcha Farbstein avrebbe apprezzato.