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 2024  luglio 24 Mercoledì calendario

Sui social “Kam” è già un’icona pop

NEW YORK – «Pensi di essere caduta da una palma da cocco?». Kamala Harris è in corsa per la Casa Bianca da due giorni appena, e già quella frase da lei evocata un anno fa parlando di pari opportunità, il vecchio rimprovero che le rivolgeva la mamma oncologa, l’indiana Shyamala Gopalan, per dire che tutti apparteniamo a qualcosa, è diventato grido di battaglia. Altro che ilWhen We Fight, We Win, «quando combattiamo vinciamo», pronunciato lunedì davanti allo staff della campagna e interpretato dai media come contro- slogan del “Fight, Fight, Fight”pronunciato da Trump dopo l’attentato di Butler. Su TikTok, Instagram e X non c’è democratico che non stia accostando gli emoji di una palma e di un cocco al suo account. Col senatore delle Hawaii, Brian Schatz, che ha perfino postato una foto dove lo si vede arrampicato su una palma, intento a coglierne il frutto e la scritta: «Madame VicePresident, siamo pronti ad aiutare».
Pazienza se qualcuno, online, fa notare che il cocco può facilmente trasformarsi in insulto razziale: marrone fuori e bianco dentro (come si diceva degli schiavi devoti al padrone). Sono stati proprio i suoi sostenitori, lo zoccolo duro di Harris noti come KHive, “l’alveare”, a rilanciare la clip del discorso. I social hanno fatto il resto: su TikTok numerosi utenti hanno mixato la frase del cocco con i brani dell’album dell’estate, Brat – vale a dire ragazzaccia” – di Charli XCX. Alla fine, è stata la stessa star britannica, naturalizzata americana, a fare della candidata dem un’icona Pop, semplicemente twittando: “Kamala is Brat” e poi spiegando: «Una un po’ disordinata che ama far festa e a volte dice cose stupide. È capace di essere sé stessa, anche se magari ha dei crolli nervosi». Un post visualizzato 10 milioni di volte, subito sfruttato da Harris, che ha temporaneamente cambiato il banner del suo account ufficiale con quello verde acido del disco. Apriti cielo: gli utenti della rete si sono letteralmente scatenati, creando meme d’ogni sorta con immagini di Kamala in ogni posa e versione virate di color smeraldo.
Da Beyoncé – che ad Harris ha immediatamente concesso l’uso della sua “Freedom” come inno della campagna – a Taylor Swift, altre popstar hanno seguito l’esempio. Pubblicando sui loro account remix dei loro brani più famosi,dove si sente Kamala pronunciare la frase del cocco, ma anche la sua inconfondibile risata. La stessa che i repubblicani stavano invece tentando di trasformare in simbolo di vacuità, tanto da averla ribattezzata “laffin’ Kamala”, la ridanciana. L’irrisione ora rischia di rivoltarglisi contro. Un po’ come ai tempi di “Hope”, la speranza che fu mantra di Barack Obama, la naturalezza positiva della vicepresidente si sta infatti già trasformando nel contraltare di quella rabbia trumpiana incarnata, durante la conventiondi Milwaukee, dalla performance aggressiva del lottatore Hulk Hogan. Non basta. Tanto i conservatori la accusano di essere “candidata DEI”, acronimo di diversità, eguaglianza, inclusione, ovvero i cosiddetti valori dell’odiata cultura Woke, tanto il suo pensiero fa breccia fra i giovani. Che si rispecchiano molto di più nel suo messaggio inclusivo e multirazziale che nell’irritante bigottismo repubblicano.
Di sicuro, la falcata leggera con cui Harris avanza verso le elezioni presidenziali parlando di futuro anziché di passato, spesso calzata con quelle Converse che fanno tanto Generazione X (i nati a cavallo fra anni 60 e 70, come lei) sta già conquistando la Generazione Z. Tanto più che a benedirla c’è pure la “profezia dei Simpson”, un meme virale ispirato al celebre cartone animato con cui i ragazzi nati nei primi anni Duemila sono letteralmente cresciuti: tratto da un episodio andato in onda 24 anni fa (e poi replicato all’infinito), intitolato “Bart to the Future”, mostra la piccola Lisa ormai diventata presidente, all’interno dello Studio Ovale, vestita con un tailleur a pantalone viola e perle. Look incredibilmente simile a quello sfoggiato da Kamala il giorno dell’insediamento nel 2020.
Manco a dirlo, il suo avvento non sta galvanizzato solo i donatori grandi e piccoli, che nelle prime 24 ore di campagna ne hanno rimpinguato le casse con 81 milioni di dollari, ma anche i venditori di merchandising. In attesa di un sito ufficiale a lei dedicato, su Joebiden.com già si possono acquistare t-shirt (32 dollari) cappellini (25 dollari) e adesivi (6 dollari) con la scritta “Harris for President”. Ma per ora le vere chicche si trovano altrove. Amazon, Etsy e Redbubble hanno dato fondo ai magazzini rispolverando tazze, candele da preghiera e perfino maglie vecchie di 4 anni con la sua effige e la scritta “I am speaking”, sto parlando, celebre rispostaccia da lei data all’allora rivale Mike Pence durante un dibattito. Mentre piccoli designer lanciano t-shirt con nuove versioni del meme con la noce di cocco. Questi prodotti, per ora, non portano soldi ai dem che pure ne hanno disperatamente bisogno: ma rilanciando il messaggio contribuiscono a mantenere alto l’entusiasmo per Kamala.