il Fatto Quotidiano, 23 luglio 2024
Biografia di Stephani Ojemba
Villaggio Coppola, zona Gomorra. Ed è lì, fra ecomostri abbattuti e napoletani esiliati dal colpo di maglio del sisma ’‘80, che Stephani Ojemba e sua madre Ada trovano una terra in cui sentirsi a casa. “1997. Via da Lagos, mamma single e io che avevo appena 16 mesi. Arrivammo a Castel Volturno. Il parroco, don Antonio, ci affidò a una famiglia meravigliosa che ci ha ospitate per anni e anni, con amore”. La sua storia Stephani se l’è tatuata sul corpo: “Tre montagne stilizzate una dentro l’altra. Io, Ada, il mio fratellino, e il triangolo che abbraccia tutti è quello dei miei genitori italiani, Vincenzo e Angelina: qualunque voto prendessi a scuola, fosse pure 10, lei mi ripeteva: ‘hai fatto la metà del dovere tuo’”. L’altra metà, la sorprendente cantautrice nigerian-partenopea (nome d’arte STE) la sta mettendo insieme pezzo su pezzo, come dimostra l’Ep Romantica: jazz, soul, chill out, echi di Etta James, Aretha Frankin o Mina, e il nume tutelare Pino Daniele. “Se lo avessi davanti non direi nulla, attaccherei la sua ‘Resta cu’mme”. E quando la accenna capisci che lo spettro benedicente di Pino è dentro questa musica: sarebbe sensato se, con una scelta non banale, Carlo Conti concretizzasse il sogno di questa talentuosa ventottenne chiamandola a Sanremo. “Tra i campioni”, ammicca STE. “L’età per concorrere tra i giovani è stata abbassata, sono fuori”. Non è più il tempo dell’adolescenza, di quando con le cuffiette passeggiava a Castel Volturno, cantandosi l’anima addosso. “Mi notarono i gestori di un locale, il Whoop, e per farmi esibire lì comprarono tutto l’occorrente per dei set da piano bar, ingaggio fino a notte fonda, anche dietro il bancone. Il primo pezzo davanti al pubblico fu I will always love you, di Whitney Houston”. Da lì, milioni di views sui social, sopratutto per un freestyle da Busta Rhymes. Voce serica, evocativa e intimista, spirito black, un aspetto che la racconta come una Skin 2.0. “Non sono mai stata bullizzata per la mia indole lesbica, canto la libertà dell’amore. Però spesso mi hanno emarginata per il colore della pelle: se accade nel mondo virtuale replico con gentilezza. Confido nella potenza illuminante di Dio. Vorrei proteggere il mio fratellino Emanuele, vorrei si sentisse orgoglioso di essere nero. È dura ricevere offese quando sei piccolo”. Come sia, nel melting pot del Golfo, trovi sempre una casa che ti apra la porta. Napoli è a un alito di vento,e sa ascoltare.