Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  luglio 23 Martedì calendario

Dove ho messo la medaglia? Nell’armadio o fra le pentole


PARIGI – L’ansia prima, il dubbio olimpico dopo. Dove posizionare quella cosa meravigliosa che ti hanno messo al collo? Okay, i soldi vanno in banca o come anticipo nell’acquisto della casa, le mucche nella fattoria ma la medaglia? Quella che ti è costata quattro anni (se va bene) di vita. La metti nell’ingresso, nella cassetta di sicurezza, la nascondi nel barattolo dello zucchero? Niccolò Campriani, olimpionico di tiro a segno, tre ori e un argento, le tiene a casa in una scatola di cereali. Ma giura di non aprirla dal 2016. Gianmarco Tamberi, campione di salto in alto a Tokyo confessa il raro a tu per tu con l’oro: «Una o due volte l’anno tiro fuori la medaglia, la guardo, piango, mi commuovo. Non dirò mai dove la tengo». La velista Caterina Banti, che vive a Roma, oro a Tokyo con Ruggero Tita nel Nacra 17 coppia mista, rivela che il trofeo lo conserva nell’armadio. «Ma nascosto». Il nuotatore francese Alain Bernard, campione dei 100 stile libero a Pechino 2008, vi dirà tutto allegro: «Il mio oro? Nessun segreto. È a Parigi al numero 64 di rue de Lille, nel settimo». Vero o falso? Verissimo. Perché è in esposizione con altre medaglie fino all’inizio di novembre al museo della Legion d’Onore.
L’americano Shaun White, oro nello snowboard ai Giochi di Torino 2006, a Vancouver 2010 e Pyeongchang 2018, è anche campione della sbadataggine. Ha perso quattro volte le medaglie. E le ha ritrovate. Perché l’incubo è dimenticarle in qualche posto più o meno sicuro. Le aveva nascoste sotto il sedile dell’auto. Un grande classico, non proprio daapplausi. Il momento più critico è quando le festeggi. Estate 2004, spiaggia di Atene: il canottiere olandese Diederik Simon, medaglia d’argento, si abbandona alla felicità, balli e divertimento, quando torna in sé cerca nelle tasche, accidenti dov’è finita? Non trova niente e disperato riperde i sensi fino a quando un tassista che l’ha accompagnato torna indietro e gliela rende.
Tra i rifugi preferiti c’è la cassaforte. Anche se tutti dicono che non è il valore che conta (sui 540 euro), ma quello affettivo. La ginnasta francese Émilie Le Pennec oro ad Atene e la nuotatrice Laure Manaudou, un oro, un argento e un bronzo, sempre nel 2004, preferiscono averla a domicilio. Filippo Tortu tiene l’oro della staffetta azzurra di Tokyo in banca. Il saltatore con l’asta Jean Galfione, francese, oro ad Atlanta 96, orafa il navigatore in Bretagna e la medaglia la vuole con sé: a Parigi gli hanno svaligiato casa ma quella non l’hanno presa. Quando però la mostra non la mette mai al collo. «C’è qualcosa che mi impedisce di farlo, non è solo un pezzo di metallo. Mi ha permesso di volare ai Giochi di Sydney nel 2000 in prima classe, perché ero campione olimpico uscente, ma sono tornato in economica perché non sono riuscito a qualificarmi per la finale». Il lottatore francese Steeve Guénot non avendo cassaforte le ha date a un amico che lavora in un’impresa di vigilanza. La giocatrice di calcio americana Christie Rampone, oro nel 2004, 2008 e 2012, ha nascosto le medaglie nella batteria di pentole, perché è «l’ultimo posto dove un ladro andrebbe a rovistare». Sorry, Christie, ora devi cambiare posto. Tony Estanguet, canoista francese, due ori a Sydney e ad Atene, ora presidente di Parigi 2024, deve dire grazie a suo padre. È lui che se ne occupa. Dove tiene le medaglie? Nella stanza del figlio mescolate a quelle di cioccolata che piacevano tanto a Tony bambino. I vecchi campioni vivono i trofei con più normalità: il ciclista Daniel Morelon, 79 anni, oro a Messico 68 e a Monaco 72, ce l’ha ben piazzati all’ingresso di casa sua e sono il primo soggetto di conversazione per gli ospiti. Se poi di oro ne avete solo uno, ma è un long-record, come l’8,90 nel lungo dell’americano Bob Beamon, durato 23 anni, datelo pure a Christie’s. A febbraio lo ha battuto all’asta per 441 mila dollari. I ricordi valgono. Soprattutto quelli belli