la Repubblica, 23 luglio 2024
Rivoluzione walkman le cuffie e una cassetta e la musica ci entrò in testa
Sembra facile avere tutta la musica del mondo a portata di clic, anzi lo è, fin troppo, siamo totalmente assuefatti all’idea di avere con noi un infinito nuvolone grondante di file a disposizione ovunque, ma tutto questo deve pure avere avuto inizio. La rivoluzione iniziò da un passaggio apparentemente lieve, quasi giocoso, che in realtà conteneva in sé i germi di tutto quello che sarebbe successo dopo. Come si dice in questi casi, fu un piccolo passo per l’uomo che indossò la cuffietta del primo walkman ma un grande passo per l’umanità.
Succedeva nel luglio di 45 anni fa, quando la Sony mise in vendita il primo modello di Walkman, e lo diceva la parola stessa, “uomo che cammina”, definizione perfino banale, ma in quella potenziale passeggiata evocata dal maneggevole apparecchio c’era nascosta la forza del cambiamento.
Era “solamente” un registratorino a cassette, anzi per l’esattezza un lettore che sacrificava la possibilità di registrare in favore della qualità dell’ascolto, abbastanza piccolo da essere portato in tasca, o agganciato alla cinta, o infilato nella borsetta, con un paio di cuffiette. Tutto qui? Tutto qui, se non fosse che fino a quel momento la musica non era trasportabile, era come dire stanziale, aveva bisogno di una base d’appoggio stabile, un riproduttore appoggiato su qualche mobile, insomma per ascoltare musica bisognava stare a casa, a parte qualche fugace apparizione in passato di stravaganti macchine tipo il “mangiadischi” che però durarono abbastanza poco a causa di caratteristiche strutturali troppo limitanti perché diventassero un’abitudine. Il walkman no, era furbo, accattivante, efficace, a suo modo irresistibile, perfino il colore blu metallizzato fu astutamente scelto per ricordare il colore dei jeans e quindi evocare il più comune e diffuso dei capi d’abbigliamento che si portavano addosso.
“Addosso” era la parola chiave, perché il walkman la musica te la consegnava direttamente nelle tue orecchie, nell’intimità del tuo desiderio personale. Insomma, l’oggetto portava svariati cambiamenti, a partire dall’uso delle cuffie che per definizione isolano, e proprio per questo all’inizio ci fu un piccolo scrupolo da parte della casa madre, come se quell’isolamento potesse essere considerato negativo, risolto con la possibilità di avere una cuffia doppia, così che almeno in due ci si poteva divertire. Ma soprattutto, questo era il vero enorme cambiamento, permetteva a chiunque di portarsi dietro la musica che preferiva e in quel momento non era una cosa da nulla. Anzi era tutto, spalancava nuove finestre, nuovi comportamenti, mise in moto percorsi che decenni dopo ci hanno portato alla situazione attuale.
Poi ci fu il declino, ovvio, inevitabile, ma a pensarci bene solo apparente. Il walkman come oggetto specifico sarà pure estinto, ma non l’idea che portava. Ammettiamolo: dopo 45 anni tutti noi portiamo ancora “addosso” un walkman, che nel tempo si è evoluto, fa tante altre cose, e adesso si chiama telefonino.