la Repubblica, 23 luglio 2024
Metà degli italiani si sente “ceto medio” La politica si contende il centro della società
Sono passati 50 anni da quando Paolo Sylos Labini ha pubblicato un testo importante per comprendere il cambiamento che attraversava l’economia e la società nel nostro Paese. È un “Saggio sulle classi sociali” (edito da Laterza) che supera il dualismo fra borghesia e proletariato, fino ad allora prevalente. E introduce, nella lettura della realtà sociale ed economica, le altre categorie. Intermedie. I “ceti medi”, appunto. Che permettono di comprendere e analizzare in modo più “realista” il sistema economico e i suoi cambiamenti. Superando divisioni e fratture troppo nette per rappresentare la “realtà”.
Un sondaggio recente, condotto da Demos, infatti, mostra come le componenti che definiscono in modo netto e alternativo la propria collocazione nella struttura e nella gerarchia della società costituiscano una parte limitata. Perfino “minima”, nel caso delle posizioni più elevate: 1%. Più ampia, invece, è la quota delle persone che si percepiscono in modo “inter- medio”. Definendo la propria posizione sociale “medio- alta” (8%). Ma, soprattutto, “medio-bassa” (28%). A conferma che la “mediazione” riflette e riproduce una divisione storica. O meglio, la via per affrontare una “frattura” di classe che persiste. Nel tempo. Ri-dimensionata, tuttavia, dalla quota di coloro che si collocano “nel mezzo”. Nel settore sociale che richiama, esplicitamente, il “ceto medio”.
Questo sentimento accentua negli anni di crisi. In particolare, dopo la grande recessione del 2008, generata da una crisi finanziaria globale. Quando la quota di chi si colloca nei ceti medi cala pesantemente. In apparenza. Scende, infatti, dal 60% al 48%. Ma è l’effetto della crescita di coloro che si sentono in difficoltà. E vedono la propria posizione sociale crollare, più che scendere. La quota dei cittadini che definiscono la classe sociale della propria famiglia “bassa o medio-bassa”, infatti, dal 2006 al 2008, mostra una crescita, o meglio, un balzo improvviso e significativo. Dal 28% al 44%.
Nel decennio successivo, dopo una ulteriore crescita, che si verifica nel 2014, questo sentimento si “normalizza”. Soprattutto perché l’opinione pubblica si “abitua” alle crisi. E le emergenze divengono, appunto, “normali. Ma nel 2018 i mercati finanziari,in ambito internazionale, crollano. E coinvolgano anche le borse “italiane”. Dunque, gli investitori e, al tempo stesso, i risparmiatori italiani. Questa crisi, peraltro, negli ultimi anni, è stata accentuata dall’avvento del Covid. E da altre tensioni, suscitate dalle guerre, in Europa e in Medio Oriente. Questi eventi – talora drammatici – hanno scosso “l’italiano medio”. Riferimento del “ceto medio”. Che non rappresenta solo un “gruppo socio economico”.
Il ceto medio, infatti, costituisce una sorta di spazio sociale di sicurezza. Importante per guardarsi intorno. Per affrontare gli eventi che possono accentuare le difficoltà. E nella speranza di tempi migliori.
Gli aspetti che caratterizzano maggiormente la percezione dei cittadini riguardo alla propria posizione sociale, prevedibilmente, riguardano soprattutto l’attività professionale svolta (o non svolta...).
A sentirsi più “marginali”, nel sondaggio di Demos, sono, infatti, i disoccupati. Coloro che non hanno un lavoro.
Con implicazioni evidenti sul reddito. Ma un sentimento analogo coinvolge anche gli operai, le casalinghe, i pensionati. Gli stessi studenti, il cui reddito e il cui futuro dipendono, in misura significativa, dalla famiglia.
All’opposto, i liberi professionisti, i tecnici e i dirigenti, ma soprattutto i lavoratori autonomi si riconoscono nei “ceti medi”.
Che si pongono in mezzo alla società.
Le relazioni fra la posizione economica e gli orientamenti politici degli italiani sono chiare. E, in parte, prevedibili. La distanza di classe, infatti, si riflette, soprattutto, nel calo delle preferenze dei ceti più bassi verso il Centro Destra e soprattutto la Destra. Mentre, al contrario, i loro consensi crescono nello spazio fra Centro e Sinistra. E soprattuttoall’esterno di queste categorie,Fra quanti “si chiamano fuori”.
Coloro che si collocano nei ceti medi, infine, dimostrano preferenze elevate soprattutto per la Destra, ma il loro peso appare molto rilevante anche nelle altre aree politiche. E ciò spiega come la “conquista” di questo gruppo sociale e di elettori sia – e sarà sempre più importante. Anzi, fondamentale. Sul piano politico, sociale. Dunque, per tutti noi. Perché il “ceto medio” è “al centro” della società. E del consenso politico. Ne costituisce la “linea mediana”, nel presente. E in prospettiva futura.