Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  luglio 21 Domenica calendario

La prima partigiana che si paracadutò oltre la linea nemica Il lancio 80 anni fa

«Trasmettiamo alcuni messaggi speciali: “C’è una Fiamma in cielo”». Così, in quella sera di luna calante del 16 luglio del 1944, l’annunciatore di Radio Londra lesse questa frase in codice: criptica per tutti ma non per i partigiani Giovanni Bertolazzi, nome in codice Icaro, e per Lorenzo che con una manciata di loro uomini raggiunsero il campo di atterraggio clandestino fra Grantorto e San Pietro in Gu, nel Padovano. Nessuno di loro sapeva, però, che sarebbero entrati nella storia della Resistenza. Infatti dal «Pippo» furono sganciati viveri, armi e dei paracadutisti Alleati che erano decollati dalla Puglia e avevano superato indenni la Linea gotica. Alle 3.30 del 17 luglio i resistenti videro atterrarne uno fra i rovi, aggrappato all’argine di un fiume. Quando furono vicini ecco la sorpresa: era una donna, bionda, occhi cerulei che, malgrado una ferita alla coscia, stava rapidamente raccogliendo la calotta.
Mai prima di lei una militare era stata paracadutata, in volo singolo, oltre le linee nemiche. Un’azione così impensabile che uno dei partigiani raccontò poi di aver esclamato: «Gli Alleati ci mandano anche le donne per fare l’amore». Bastò un’occhiata torva di lei per zittirlo. Poco dopo scoprirono che si trattava di «Fiammetta Fiammetti»: nome in codice di Maria Ciofalo, partigiana e agente dello Special operations executive (Soe), un servizio segreto militare britannico.
Era nata a Santo Stefano di Camastra, nel Messinese, il 4 marzo del 1913 ma, in fasce, emigrò a New York dove, otto anni prima, Giovanni e Giovanna Ciofalo si erano conosciuti e innamorati. Nel 1928 decisero di rientrare in Sicilia con i tre figli. Dopo la licenza liceale artistica si trasferì a Napoli nel 1935 per frequentare la facoltà di Architettura. In Campania si divise fra libri e lavoro in Comune. Quando, nel settembre del 1943, Hitler ordinò che la città fosse ridotta a «fango e cenere», si vide piombare in ufficio ufficiali nazisti che volevano requisire i documenti utili per eseguire gli ordini del dittatore.
La 007 britannica
Il suo fascicolo è stato protetto dai Servizi inglesi del Soe. È morta a 96 anni nel 2009
«Con un raggiro diplomatico – scrisse Fiammetta in un inedito olografo rintracciato dal Corriere – riuscii a fare fallire il loro piano ma con quelle carte dovetti sparire anche io ed entrai fra le spie inglesi». Fu nascosta in periferia ma, il 30 settembre, uscì allo scoperto per liberare Napoli. Con altri provarono ad arrivare in centro ma furono intercettati a un posto di blocco. Glaciale, scese dal mezzo, tirò una dietro l’altra tre bombe a mano, salvando il suo drappello. Il suo comandante, il maggiore Malcom Munthe, capì di aver reclutato un’agente dal coraggio straordinario. «Rimase sbalordito dalla mia competenza tecnica, dalla mia intelligenza pronta – scrisse Fiammetta —, così fui inviata come capomissione sul fronte della V Armata».
Svolse missioni di collegamento fra Alleati e partigiani, e di spionaggio che portarono a fermi di nemici. Tornata a Napoli fu inviata via mare nella base Soe in Corsica. Da qui, su sommergibili, fece parte di missioni che provarono, quattro volte, a infiltrare lei e il gruppo nel Genovese. Quindi frequentò a Ischia il corso di sabotaggio. Poi, in Puglia, completò la formazione e si innamorò del pluridecorato sottotenente Angelo «Primo» Caracciolo, pure lui agente Soe, con cui si sposò nel 1955. Quando fu ritenuta pronta, fu lanciata in Veneto dove provò a unire le diverse «anime» partigiane; illustrò il «Piano Vicenza» per organizzare l’insurrezione finale; sabotò ponti e linee ferrate con la divisione «Vicenza». Infine, mentre tentava di ripassare la Linea gotica a piedi con l’onere di salvare anche altri, rischiò di essere fucilata dai tedeschi ma, raggirandoli, arrivò a Siena al comando Soe. Azioni che convinsero la Gran Bretagna a imporre al suo fascicolo il segreto militare per 69 anni.
L’Italia, per la sua lotta partigiana, la insignì nel 1971 della Croce al merito di guerra. È morta nel 2009 a Palermo all’età di 96 anni.