23 settembre 2019
Oggi 236 - Roma
Quest’estate ho tentato di fare un salto a Roma, e ho dovuto rinunciare: non si trovava da dormire neanche in uno sgabuzzino.
Niente di strano. Roma è malata di overtourism.
Sarebbe?
Eccesso di turismo. 15,2 milioni di persone che la visitano ogni anno, un flusso in crescita. La città ha tre milioni di abitanti, che, al contrario, tendono a diminuire. Si prevede che nel 2030 gli abitanti saranno ancora meno e i turisti ancora di più. Trenta milioni? Forse addirittura 30 milioni.
È una malattia? Col turismo non si guadagna bene?
Dipende. È uscito proprio adesso un rapporto del Wttc-World travel & tourism, organizzazione che si occupa proprio di questi problemi. L’overtourism è considerato una malattia. Ne soffrono, al mondo, nove città: Amsterdam, Barcellona, Parigi, Praga, Stoccolma, San Francisco, Toronto, Vancouver. E soprattutto Roma, i cui problemi - spazzatura per le strade, autobus che vanno a fuoco, metropolitane scassate, e tutto il resto - sono aggravati dalle folle che vogliono vedere il Colosseo o San Pietro.
La Capitale non è piena di alberghi?
Sì, i posti letto sono parecchi, soprattutto per via dell’esplosione dei bed and breakfast e per le stanze date in affitto dai privati. 1.200 hotel e 12 mila strutture - diciamo così - d’avventura: b&b, affittacamere, ostelli. In tutto centomila posti-letto, senza contare le 33 mila offerte che si trovano su Airbnb, che raddoppiano di fatto le disponibilità cittadine. Secondo gli studiosi del problema, il viaggio a Roma costa per il turista troppo poco e questo incoraggia le cosiddette visite mordi-e-fuggi, scarsamente remunerative e dannose per l’ambiente. A Roma per un letto si pagano in media 121 euro a notte, contro i 191 di Parigi e i 161 di Amsterdam.
Rimedi?
Alzare i prezzi, imporre il numero chiuso per i visitatori, lavorare sulla cosiddetta ciclicità, cioè tentare di distribuire il turismo sui dodici mesi dell’anno, evitando le alte concentrazioni nelle solite settimane. Se si va a guardare, a Roma l’occupazione media giornaliera dei posti letto è pari al 60%, quindi lo spazio per intervenire c’è. Soprattutto è necessario amministrare bene la città in favore di chi ci abita tutti i giorni.