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 2019  settembre 02 Lunedì calendario

Oggi 233 - Cuneo fiscale

Sento parlare di nuovo di “taglio del cuneo fiscale” e confesso di non ricordare più di che si tratta.

Lo ha già spiegato, su Oggi, Fiorina Capozzi. Ma glielo dirò alla fine nel modo più schematico: prenda il primo numero scritto sul cedolino della busta paga, e poi prenda l’ultimo numero. Faccia la differenza tra il primo (sempre più alto) e il secondo: quello è il cuneo fiscale. Naturalmente ignori le trattenute fatte dall’azienda perché lei ha chiesto un prestito o per altre faccende sue private.

Ma perché la prima cifra è così alta e la seconda così bassa?

Perché, con quelle trattenute, lei paga le sue tasse (imposta sul reddito) e finanzia lo stato sociale, cioè versa i contributi per la pensione. Ecco come si passa dal cosiddetto “lordo” al cosiddetto “netto”.

Allora non è detto che il taglio del cuneo fiscale si risolva per forza in un vantaggio per i cittadini.

Infatti, quando i governi tagliano il cuneo fiscale (è successo) vanno poi a recuperare i soldi perduti aumentando le tasse da qualche altra parte. Per esempio il governo Conte ha tagliato il cuneo col sistema di versare meno soldi all’Inail, ma poi s’è andato a riprendere 400 milioni tagliando il fondo anti-infortuni. Ha pagato cioè il cittadino che s’è infortunato al lavoro. Il vero taglio al cuneo si farebbe diminuendo gli sprechi della spesa pubblica. Ma siccome di quegli sprechi beneficiano molte persone, la cosa fa paura ai partiti: si perderebbero voti.

Invece di tagliare a quel modo le buste paga, non si potrebbe far pagare il cuneo alle imprese?

È già così. I contributi previdenziali ricadono per il 7,2% sul lavoratore e per il 24% sul datore di lavoro.

All’estero il cuneo fiscale esiste?

Certo. Tutti i Paesi Ocse hanno un importante “stato sociale”. Il cuneo è più alto che da noi solo in Belgio (52,7% dello stipendio) e in Germania (49,5%). Da noi equivale al 47,9%, contro una media Ocse del 36,1%. Lo stato sociale più leggero è quello cileno: il cuneo equivale ad appena il 7% dello stipendio. È la prova che si può avere uno stato sociale efficiente con minor prelievo. La condizione è una sola: eliminare gli sprechi.