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 2024  luglio 19 Venerdì calendario

Will Smith e Johnny Depp alla corte di Andrea Bocelli


LAJATICO (PISA) – Qualche giorno fa Kimbal Musk, fratello e braccio destro di Elon, ha telefonato a Andrea Bocelli: «Canti in un mio evento filantropico?». E quando un Musk chiama, il tenore risponde. Certe volte, però, con beneficio d’inventario: «Kimbal ha invitato me e mia moglie Veronica a visitare la loro stazione spaziale. Ma preferisco tenere i piedi ben saldi per terra» racconta il tenore. Però, se si tratta del Teatro del Silenzio, a Lajatico, Bocelli vola altissimo.
Il 2024, che coincide con i 30 anni di carriera, sarà ricordato infatti dal natio borgo (un tempo selvaggio, oggi meta turistica di charme) come l’anno del viaggio in un’altra dimensione. Chi poteva immaginare che Johnny Depp avrebbe passeggiato nelle viuzze insieme a Will Smith, Russell Crowe o Ed Sheeran? Eh sì: Lajatico sta vivendo una roba da fantascienza.
Lo raccontano non solo i 500 droni che, durante il concerto- maratona Andrea Bocelli 30: The Celebration (stasera l’ultima data), si levano in cielo per fantasmagorici giochi di luce. Ma anche la fibrillazione che fuori dal teatro e dentro, con le frotte di signore americane ammassate all’ingresso del backstage, speranzose di ricevere almeno un’occhiata dall’ombroso Depp. Lui, per inciso, nel concerto si esibisce carezzando pigro una chitarra acustica mentre Bocelli intona En Aranjuez con tu amor che i due registrarono con Jeff Beck e che il pirata di Hollywood dedica all’ex Yardbirds.
Trent’anni, il tempo della fama globale: la scenografia è una gigantesca meridiana girevole solcata da una scalinata che, all’inizio, Bocelli scende buttando lì subito ‘O sole mio,tanto per dare all’audience, al 95 per cento straniera, l’Italia che si aspetta. Mentre Bocelli siede al piano e suona Beethoven, Will Smith recita il testo di You’ll never walk alone perché l’amicizia è il filo che lega tutta la serata (e il nuovo album in uscita a ottobre, Duets).
Davanti a videocamere di terra e d’aria (nascerà un documentario per il cinema e uno speciale Mediaset), con l’Orchestra Fiarmonica Italiana e il Nuovo Coro Lirico Romano diretti da Steven Mercurio, insieme a Sheeran Bocelli cantaPerfect symphony, poi il cast daLas Vegas annovera Russell Crowe a suo sommesso agio con Take this waltz di Leonard Cohen. C’è anche Laura Pausini che duetta con un emozionatissimo Tiziano Ferro in E invece no; c’è Zucchero che ripesca Miserere tornando alle origini del tenore pisano, quando lo chiamò in tour a fare le veci di Pavarotti. E c’è la stirpe Bocelli al gran completo: Matteo, che studia da popstar, con il fratello Amos al pianoforte e la giovanissima Virginia. Voce che già sa il fatto suo. Oltre al muscolare pianismo di Lang Lang, c’è ovvio spazio per la lirica e il repertorio oleografico “da tre tenori”: se con Pavarotti il duetto è virtuale, Domingo e Carreras sono in carne e ossa sul palco tra canzoni, arie e zarzuela. Però il “coscienzioso” (in questocaso) Andrea non si sostituisce a Big Luciano (tra il pubblico l’ex moglie Nicoletta Mantovani, insieme a Tony Renis e Katherine Kelly Lang, Brooke di Beautiful), ma si esibisce separatamente con i mostri sacri. Più che Il Trovatore (con una versione abbreviata della cabaletta Di quella pira, tutta trattenuta verso l’impervio do: Bocelli ha gli acuti, è altrove che la voce si smaglia), Andrea Chénier di Giordano è il leit motiv (con il finale cantato guancia a guancia insieme al soprano Nadine Serra).
Lo è dall’esordio del concerto, quando sul palco appare un bambino (Bocelli da piccolo) in estasi mentre ascolta Un dì all’azzurro spazio. Che cosa resta di quel piccolo sognatore? «Tutti siamo la somma del nostro vissuto – risponde Bocelli – lo stupore che ho provato lo conservo intatto, a quasi sessant’anni di distanza. Ascoltai quel brano dalla voce di Franco Corelli, la mia più potente ispirazione. Tant’è: da adulto ho avuto l’onore e il privilegio di essere suo allievo».