la Repubblica, 19 luglio 2024
Nei vulcani
Nei vulcani abitano gli dei. Per i greci le attività dell’Etna sono il risultato dell’opera di Efesto, il dio del fuoco, che batte ritmicamente con il martello sull’incudine. Per i romani il suo nome è Vulcano, e vive nelle profondità dell’omonima isola delle Eolie (detta anticamente Hiera). Nel Pacifico, dove si trova il maggior numero di questi conoidi che eruttano lava e generano nubi, è il dio Sole a risiedere nelle profondità dei crateri. Gli dei del fuoco sono bizzosi e permalosi, s’offendono e pretendono sacrifici umani per placare le loro ire. Queste montagne hanno sempre attirato gli esseri umani e insieme li hanno terrorizzati. La più antica rappresentazione di un’eruzione è in un affresco di ottomila anni fa ritrovato a Çatalhöyük, località neolitica della Turchia, segno d’un inequivocabile interesse per questa porta d’accesso alle profondità della Terra. Dall’immagine del vulcano, poi, scaturisce quella dell’Inferno in tante religioni: il divino si mostra attraverso il fuoco, il fumo e la cenere. Per fortuna nel cristianesimo ci sono i santi – sant’Agata a Catania e san Gennaro a Napoli – in grado di fermare il magma o almeno di deviarlo.
La spiegazione dell’esistenza dei vulcani è una ricerca che comincia con Talete e Empedocle, continua con Plinio il Vecchio, scomparso a causa dell’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., per arrivare a una coppia di moderni vulcanologi, Katia e Maurice Krafft, morti insieme nel 1991 sotto una nube ardente scaturita dallo Unzen in Giappone. Per spiegare la loro vocazione, una volta Maurice ha asserito che, delusi dall’umanità, s’erano innamorati dei vulcani. A questi due alsaziani stregati dalle eruzioni Werner Herzog ha dedicato The Fire Within: A Requiem for Katia and Maurice Krafft(2022), film rosso fuoco, realizzato montando le immagini girate da Maurice nel corso di vent’anni di lavoro, ode epica alle viscere di fuoco del Pianeta.
I vulcani non sono altro che le finestre che ci mostrano luoghi per noi impraticabili, spazi che possiamo solo tentare d’immaginare attraverso le loro terribili manifestazioni. Le profondità della Terra sono inattingibili a noi umani. Poco prima di morire, Maurice Krafft aveva licenziato un piccolo libro,I vulcani. Il fuoco della terra,dove racconta la storia di questa scienza, la vulcanologia, ricca di personaggi eccentrici, singolari e straordinari, ognuno dei quali ha cercato di scoprire il segreto di queste macchine geologiche, cui la cultura popolare ha attribuito poteri soprannaturali. Dopo l’eclissi scientifica del Medioevo, è nel Settecento illuminista che nasce la scienza dei vulcani, la quale annovera tra i suoi studiosi anche Rudolf Erich Raspe (1737-1794), autore deLe avventure del barone di Münchhausen, che fa scendere il protagonista nel fondo del cratere dell’Etna. Mentre Jean-Etienne Guettard s’accorge delle pietre laviche con cui sono costruite le case a Moulins; in questo modo scopre i coni spenti dei Puys. Poi Lord William Hamilton, testimone dell’eruzione vesuviana del 1779, e di quella del 1794, capisce che il vulcanismo è un fenomeno indispensabile al pianeta Terra. E Alexander von Humboldt darà un colpo decisivo alle teorie di Abraham Gottlob Werner convinto che il basalto, l’ossidiana, la pomice e il granito si fossero formati in mare e i vulcani fossero ben poco importanti nella storia della Terra.
Ma cosa è esattamente un vulcano? Dalle profondità del Pianeta enormi masse di materia e d’energia vengono spinte verso l’alto creando una nuova crosta e liberando nel contempo grandi quantità di gas diretti nell’atmosfera e nell’idrosfera. Tra i fenomeni che da sempre modificano in continuazione la superficie della Terra, questo è certamente uno dei più rilevanti. I vulcani sono delle fratture verticali che mettono in comunicazione il “bacino magmatico” con la superficie. Per capire come questo avvenga, serve la “teoria della tettonica a zolle”. Le zolle, o placche, sono spesse circa 100 chilometri e “galleggiano” sulla parte superiore del mantello. I gas ad altissima temperatura liberandosi dolcemente si mescolano alle rocce fuse fino a causare grandi esplosioni. Così esce la lava, come quando si stappa una bottiglia di champagne dopo averla ben agitata.
Esistono due tipi principali di vulcani: esplosivi ed effusivi. I primi sono quelli composti da montagne di forma conica, effetto del materiale accumulato dalle eruzioni con il cratere in alto. Così è lo Stromboli. Mentre gli effusivi sono i vulcani cosiddetti lineari, che eruttano da fessure come accade alle Hawaii; anche l’Etna funziona così. Nel mondo oggi ci sono circa 400 vulcani posti sotto stretta osservazione, disposti per lo più lungo la cosiddetta “cintura del fuoco” che circonda l’Oceano Pacifico. L’Italia possiede tre dei più studiati al mondo: Stromboli, Vesuvio e Etna. Quest’ultimo è il più attivo in Europa. Levatosi dal mare circa 500.000 anni fa, è cresciuto pian piano sino ad arrivare a 3320 metri con un diametro di base di 40 chilometri. Il Vesuvio è “tappato” in cima. Impossibile dire come si comporterà. I tempi della Terra sono lunghissimi eppure le sue trasformazioni improvvise e sovente inattese. Laggiù tutto si muove: viviamo stabilmente su qualcosa di instabile. Basta saperlo.