Corriere della Sera, 19 luglio 2024
Trump e il vice: dollaro da indebolire
Missione impossibile per Joe Biden, gridano ormai a gran voce i democratici. Ma anche Donald Trump, se sarà eletto, potrebbe essere atteso da un altro tipo di mission impossible: indebolire il dollaro. Il candidato repubblicano rifugge da vincoli programmatici rigidi, ma una cosa è chiara nel Dna del ticket Trump-Vance: puntano a un nazionalismo anche economico come «antidoto ai fallimenti della globalizzazione» con un forte rilancio dell’industria americana e delle sue esportazioni. Come? JD Vance, ora candidato vicepresidente, lo ha detto chiaramente in un confronto al Senato col capo della Federal Reserve, Jerome Powell: «Il dollaro forte è un sussidio per i consumatori, ma è una tassa per i produttori». Aggiungendo che il suo ruolo di valuta del mondo ha vantaggi ma anche svantaggi per l’America. Alla convention repubblicana che si è chiusa ieri sera qui a Milwaukee se ne è parlato poco perché la strategia trumpiana per rilanciare l’industria e l’export (dollaro debole, dazi più elevati sull’import, meno tasse sulle imprese) rischia di costare cara al cittadino-consumatore-elettore: per il conseguente aumento della pressione fiscale sulle famiglie, ma, soprattutto, per i prezzi più elevati. Sicuri che l’obiettivo di indebolire il dollaro, chiaro in Vance, sia condiviso anche da Trump? In passato l’ex presidente ha condannato le criptovalute per la loro inconsistenza e il rischio di minare il dollaro, caposaldo dell’economia Usa. Molta acqua è passata da allora sotto i ponti: Trump ha lamentato più volte la forza della valuta Usa che favorisce l’invasione di prodotti dall’estero («va bene per gli stupidi ma è un disastro per le industrie» ha detto ad aprile) ed è diventato un paladino delle criptovalute. Il 27 luglio andrà addirittura a Nashville a parlare alla Bitcoin 2024 Conference.
Ma cosa può fare un Trump accentratore per ridurre la forza della sua moneta? Molto: ad esempio stampare dollari a tutto spiano, o spingere la Fed a tenere i tassi bassi anche se i dazi fanno salire i prezzi. Salvo che, poi, se riduci il valore dei beni importati coi dazi, indebolirai le altre economie e le loro valute, spingerai anche i concorrenti a svalutare. Un cane che si morde la coda. Un gioco molto pericoloso. Rischio di stagflazione, avverte Larry Summers, celebre economista ed ex ministro del Tesoro, non un ottimista.