Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  luglio 19 Venerdì calendario

Bis largo di von der Leyen. Dentro i Verdi, fuori Meloni

STRASBURGO Alla fine ha prevalso il senso di responsabilità tra i deputati europei e Ursula von der Leyen, candidata designata dal Consiglio europeo alla guida della Commissione per un secondo mandato, è stata eletta dalla plenaria di Strasburgo con 401 voti favorevoli, 284 contrari, 15 astenuti, 41 in più del quorum necessario (360 voti). Cinque anni fa i voti di scarto erano stati appena 9.
Il presidente Mattarella si è complimentato con von der Leyen: «Con l’appoggio dei Paesi membri e sotto la sua guida – ha scritto – l’Unione sarà in grado di superare le complesse sfide del presente, che richiedono più che mai un’Europa coesa e unita».
Una bocciatura avrebbe aperto una crisi istituzionale senza precedenti perché non si è mai visto un presidente designato respinto. Ma soprattutto avrebbe sancito la vittoria dell’estrema destra, che conta due gruppi nell’emiciclo: i Patrioti e L’Europa delle nazioni sovrane, che hanno votato contro insieme alla Sinistra. I Verdi hanno deciso di sostenere von der Leyen, anche se non considerano il suo programma «verde», proprio «per evitare che la destra arrivi al potere». La delegazione di Fratelli d’Italia ha votato contro von der Leyen: non era mai accaduto prima che il partito espressione del premier italiano non sostenesse il presidente della Commissione. Ma il favore dei Verdi, ha spiegato il capodelegazione al Parlamento Ue Fidanza, ha reso «impossibile» il voto dei meloniani. Il co-presidente dell’Ecr Procaccini era stato ambiguo nel suo intervento in aula, spiegando che nel gruppo le delegazioni avrebbero votato «sulla base del proprio interesse nazionale». La premier Meloni ha comunque ribadito il suo «buon rapporto» con von der Leyen e che il problema non era «la persona». La scelta fatta dai leader Ue era stata all’insegna della continuità e il Parlamento europeo l’ha mantenuta. Nel suo discorso programmatico la presidente ha confermato le aspettative. Von der Leyen ha promesso un nuovo piano «per un’Europa sostenibile, prospera e competitiva», attraverso il mantenimento della «rotta sul Green deal con pragmatismo, neutralità tecnologia e innovazione». Ha ribadito il sostegno all’Ucraina e la necessità di una «vera Unione della difesa», che avrà un commissario apposta. Ha insistito sulla «protezione dei confini Ue» con il rafforzamento di Europol e Frontex. Ma soprattutto ha detto che rifletterà «su nuovi modi per contrastare la migrazione irregolare nel rispetto del diritto internazionale e garantendo soluzioni sostenibili ed eque per i migranti». Ha anche promesso di «intensificare il lavoro sui rimpatri» e di prestare particolare attenzione al Mediterraneo con una nuova agenda e un commissario dedicato.
Se sulla difesa von der Leyen ha parlato in francese, ha usato il tedesco per elencare le priorità degli agricoltori, a cui ha promesso «un reddito equo». Si è impegnata ad affrontare la crisi abitativa che affligge l’Europa con un commissario alla Casa. Mentre un vicepresidente coordinerà la Sburocratizzazione, che aiuterà le Pmi a crescere. Fondamentale il richiamo al «rafforzamento della nostra democrazia», che «è sotto attacco dall’interno e dall’esterno» e le critiche alla visita del premier ungherese Orbán a Mosca: una «missione di appeasement». E poi la richiesta di porre fine allo «spargimento di sangue a Gaza». Una chiamata alle armi contro l’estrema destra e contro «la polarizzazione delle nostre società» che ha funzionato.