il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2024
Il senso di Bossi per il Biscione: “Reti da togliere, è un mafioso”
C’era un tempo in cui la Lega picchiava durissimo sull’impero mediatico di Silvio Berlusconi e persino sulla natura opaca delle sue fortune imprenditoriali. Era il Carroccio originale: Lega Nord e non ancora Lega Salvini. Il Senatùr Umberto Bossi, padre e padrone del partito secessionista, era a fasi alterne prezioso alleato e incontenibile fustigatore del Cavaliere: nei momenti peggiori, Bossi sabotava i suoi governi e contestava le sue tv.
“Bossi non vuol tacere sulla questione dell’informazione,” si legge in un’edizione de l’Unità datata 5 luglio 1994, “insiste con l’Antitrust e annuncia la battaglia per limitare il monopolio Fininvest nel campo della tv privata. (…) Bossi dichiara infatti la necessità improrogabile di creare il ‘terzo polo’ radiotelevisivo”. Sotto Natale, con la regia di Massimo D’Alema, Bossi farà cadere il primo governo Berlusconi. Nel primo congresso dopo “il ribaltone”, tra il 10 e il 12 febbraio 1995, il capo della Lega pronuncerà un anatema apparentemente definitivo: “Le televisioni di Berlusconi sono molto più di tre, nascoste dietro vari prestanome. È un uomo dal passato impresentabile e con un patrimonio costruito grazie a oscuri finanziamenti di società anonime: Cosa Nostra, Craxi, Andreotti, P2”.
Nonostante queste accuse fortissime, il pendolo del leghista tornerà a oscillare costantemente tra l’amore e l’odio per B. Ma non mancheranno altre dichiarazioni indimenticabili: “Sono stato io a metter giù il governo del mafioso. Lui comprava i nostri parlamentari e io l’ho abbattuto” (luglio 1998); “Ci risponda: da dove vengono i suoi soldi? Ce lo spieghi, il Cavaliere. Dalle finanziarie della mafia? Ci sono centomila giovani al Nord che sono morti a causa della droga” (settembre 1998); “È un palermitano che parla meneghino. L’unica riforma che veramente sta a cuore a Berlusconi è che non vengano toccate le sue televisioni. Invece io dico che bisogna portargliele via, perché le sue televisioni sono contro la Costituzione. La prima riforma da attuare è quella di mettere in circolazione l’informazione” (ancora settembre 1998).