la Repubblica, 18 luglio 2024
Biografia di Luigi Brugnaro
Erede politico di Carlo Goldoni, non ha scritto oltre duecento commedie. Dal temerario debutto nel teatro dell’ex Serenissima, che mai lascia scampo, ha recitato però quotidianamente incalcolabili parti: fino ad essere invocato e al tempo stesso snobbato, più che da sindaco, come la trasformista maschera perfetta del carnevale di Venezia. Luigi Brugnaro ha così voluto essere un po’ Berlusconi, un po’ Renzi e un po’ Salvini. Grazie al talento per demolire le imitazioni ci è infine perfettamente riuscito, ottenendo a sua volta i riflettori di quella giustizia che si è sempre vantato di sottovalutare: proprio quando, prossimo al capolinea del potere e dopo aver fondato il suo ininfluente partito con il governatore della Liguria Giovanni Toti, viene ora costretto a interpretare la parte dell’indagato assieme al co-leader arrestato di Coraggio Italia.
A inseguirlo da quasi un decennio, lo spettro elettoralmente démodé del conflitto d’interessi, sempre scacciato con l’espressione accigliata del risentimento. Proprio quest’arte sublime della recita, ammirata perché incredibile, ha però affascinato i veneziani con i piedi piantati sulla terra ferma: alla disperata ricerca di un uomo qualunque venuto dal nulla, ma capace di emanare il profumo degli “schei” fino a farsi acclamare Doge. Uomo di campagna al timone di un universo lagunare, secondo i magistrati Luigi Brugnaro non è riuscito a rinunciare al suo acquatico passo falso: mosso banalmente dentro la palude che sempre risucchia chi si illude di usare l’influenza pubblica per moltiplicare gli affari personali.
Dieci anni fa e prima di “scendere in campo” (che nei sestieri di Venezia significa altro), il profetico segnale: Brugnaro cerca di acquisire l’isola di Poveglia, respinto dai comitati dei cittadini che presto lo avrebbero votato. Tutti capiscono all’istante che quello non è già più Luigi il compagnone di Spinea, figlio della maestra Maria e dell’operaio-poeta Ferruccio sindacalista di Porto Marghera. Il nuovo Brugnaro getta così la maschera dell’architetto-imprenditore, del fondatore di Umana Spa, colosso italiano del lavoro interinale, e addirittura quella da patron della Reyer basket, capace di riportare uno scudetto a Venezia dopo 74 anni. Si cala nella parte del “Silvio di piazza San Marco” e all’umiliato popolo mestrino, bisognoso di riscatto e ancora ammaliato dalla sfacciata sontuosità di Giancarlo Galan, insegna la formula magica: blind trust. La promessa è chiara: resto ricco mafinché rimango sindaco, patrimonio privato da una parte e interesse pubblico dall’altra.
Nelle mani dei suoi amministratori finiscono anche i terreni dei Pili, antiche barene affacciate sulla laguna. Propri di questi si interessa Ching Chiat Kwong, magnate di Singapore che si presenta con 150 milioni di euro per costruire 384 mila metri cubi di negozi e appartamenti vista- petrolchimico. Il trust, ipotizzano i magistrati, potrebbe non essere stato poi del tutto blind: al punto che nell’inchiesta finiscono i riferiti impegni a rendere i dogali Pili non solo edificabili, ma miracolati dalraddoppio municipale dell’indice di edificabilità. Noioso osservare che Ching Chiat Kwong, come sovente accade a chi viene dall’Estremo Oriente, si innamora della città di Marco Polo. I suoi occhi cadono su palazzo Papadopoli, eretto da una famiglia salpata dall’isola di Candia, oggi Creta, per scoprire che la prima asta, base 14 milioni, è andata deserta. Si fa coraggio, contatta i fedelissimi di mister Blind Trust e scopre di essere infine l’unico acquirente: in premio un affare da 10,8 milioni, prezzo di saldo. L’espressione della maschera di Luigi Brugnaro, che a carnevale gira travestito da Batman? Indignata come oggi, da indagato per concorso in corruzione: liquida l’inchiesta della procura veneziana definendola «inimmaginabile» e ai suoi promette «si va avanti». Avanti al massimo qualche mese. Al termine del secondo mandato, nel 2025, dovrà togliersi anche il costume da sindaco.
Di memorabili in laguna restano già solo le sue recite: sceriffo all’inseguimento degli spacciatori, spazzino a differenziare le “scoasse” nelle calli, vigile urbano che difende piazza Ferretto gridando a un bengalese «religione o non religione qui si va a piedi», pescatore in stivaloni nell’acqua alta, autista di un bus green mentre grida «Oh, tenive duri e cavarse», hostess che dice «you have a problem» a un turista ignaro della sua tassa-Venice. Capito dal popolo di terra e disprezzato dalla nobiltà di mare, l’ex sindaco più apprezzato d’Italia sa che la sua commedia politica è agli sgoccioli. Dall’altro ieri non deve più nemmeno cercare un’uscita di scena goliardica come lui. «Bifolco e bigotto», la sentenza di Elton John, dopo l’ordine di ritiro dagli asili lagunari di 49 libri di fiabe omogenitoriali. Il re del pop non aveva colto l’ironia dell’attore aggrappato a Forza Italia, Lega, FdI, se stesso e chiunque “purchè né di destra né di sinistra”. Il “sior Blind Trust” ora è così atteso da “Coraggio Brugnaro”, il suo prossimo personaggio.