3 giugno 2019
Oggi 220 - Autunno
Sento dire: «manovra d’autunno, aumento dell’Iva, 50 miliardi...». Devo scappare all’estero?
È presto per parlarne. Non sappiamo nemmeno se in autunno ci sarà questo governo o andremo a votare. C’è di sicuro il problema dell’Iva.
Di che si tratta?
In passato abbiamo speso più di quanto fosse consentito. All’Europa abbiamo presentato, ogni anno, piani di recupero di quei soldi con la cosiddetta “clausola di salvaguardia”: se non fossimo riusciti a recuperare i denari secondo i piani prestabiliti sarebbe scattata questa “clausola di salvaguardia”, in sostanza un aumento dell’Iva. Siccome la lotta all’evasione e il resto non hanno funzionato come previsto (e com’era prevedibile) adesso l’Iva deve aumentare sul serio: l’anno prossimo dal 22 fino al 25,2% e nel 2021 fino al 26,5%. Quella agevolata passerebbe dal 10 al 13. Dico “passerebbe” perché sia Salvini che Di Maio hanno detto che la cosa non esiste. Ma dovrei dire “passerà” perché comunque l’aumento è già scritto nella legge di Bilancio per il 2019.
Come si potrebbe evitare?
Mettendo tasse o tagliando costi per 23 miliardi di euro nel 2020 e per quasi 29 miliardi nel 2021.
L’aumento dell’Iva quanto ci costerebbe? Dico, a noi famiglie.
Ci sono calcoli diversi. Tra 889 e 1.200 euro l’anno.
E quali tasse metterebbero per evitare questo aumento dell’Iva.
E chi lo sa. Si parla di un quarto condono fiscale (“rottamazione delle cartelle”) che potrebbe portare 4-5 miliardi. Si taglierebbero delle agevolazioni fiscali dall’Irpef. Verrebbero cassati gli 80 euro di Renzi.
Salvini non vuole mettere questa flat tax?
Sì, ma lo stato dei conti pubblici non credo glielo permetterà. In questo momento si parla di tassare al 15% forfettizzato i redditi sotto i 50 mila euro l’anno. Anche così ci vogliono parecchi miliardi, per recuperare le entrate perse. Secondo i leghisti 11-12, secondo tecnici indipendenti 17. Se si vuole evitare l’aumento dell’Iva e aggiungere tutto quello che Di Maio e Salvini hanno in mente per guadagnare consensi ci vorranno più di 50 miliardi.
Non è un mettere nella tasca destra togliendo da quella sinistra, cioè alla fine per i nostri portafogli non cambia niente e magari ci rimettiamo pure qualcosa.
Già. Infatti quello che sentiamo dire in questi giorni conta poco. Bisognerà vedere se sareno stangati dalla Ue, se Salvini ha davvero intenzione di litigare con Bruxelles sfondando il limite del 3%, come ragioneranno i nuovi governanti europei (sia Juncker che Moscovici stanno per uscire di scena). Se il governo cadrà, se se ne farà un altro magari tecnico o si andrà a votare. Per il momento non conviene fasciarsi la testa. Non ce la siamo ancora rotta. Forse.