15 aprile 2019
Oggi 213 - Libia
La guerra in Libia sembra locale, ma in realtà è mondiale.
In che senso?
In Libia c’è il petrolio. E le sue coste dominano il Mediterraneo. E col Mediterraneo il Medio Oriente. Per più di quarant’anni è stata governata da un signore, di nome Gheddafi, che ha finanziato i terroristi delle specie più varie. A sud c’è una vasta area, detta Fezzan, dove si nascondo i combattenti dell’Isis sconfitti in Siria. Ce n’è abbastanza perché nessuno, sul pianeta Terra, sia indifferente a quello che vi succede e all’esito della lotta in corso.
Quindi il mondo è schierato o con questi o con quelli.
Sì. I contendenti sono formalmente due. Il capo del governo di Tripoli, di nome Fayez al-Serraj o Sarraj. Sta lì perché ce l’hanno messo gli occidentali, americani in testa al tempo di Obama. L’Italia, l’Europa e l’America hanno accreditato gli ambasciatori, lo considerano il presidente del Paese, ecc. L’altro è il generale Haftar, che sta a Bengasi e non ha mai riconosciuto al-Serraj. I due si guardano in cagnesco fin dal primo momento e non c’è stato modo di metterli d’accordo. Alla fine Haftar ha attaccato.
Chi sta con chi?
Siccome la Libia è stata sempre zona d’influenza privilegiata italiana e noi stiamo, almeno finora, con al-Serraj, i francesi, che in Africa non tollerano concorrenti, stanno con Haftar. Sta con Haftar anche l’Egitto, perché un vicino troppo libero, potente e amico degli occidentali è fastidioso. L’Egitto e i francesi puntano a creare una Cirenaica indipendente, cioè a spaccare in due la vecchia Libia. Il petrolio sta in Cirenaica. I russi pure stanno con Haftar, se non altro perché l’Occidente è schierato con Tripoli. Infine passano soldi ad Haftar, attraverso Il Cairo, i sauditi e gli emiratini. Ma questo soprattutto perché Tripoli è appoggiata da turchi e Qatar. Quindi in Libia si è trasferita un pezzo della lotta tra Qatar e sauditi.
E gli americani? E la Ue?
La Ue, a parte i francesi, sta con al Serraj. Quanto a Trump, la guerra scatenata da Haftar sarebbe colpa sua: per far piacere ai sauditi, con i quali è alleato, e soprattutto per far dispiacere all’Europa unita, che vorrebbe disunita, Trump, senza dirlo, sta di fatto col generale Haftar. Sia chiaro: sono tutti pronti a cambiare fronte a seconda dei risultati sul campo. Gli schieramenti appena descritti valgono per oggi. Impossibile garantire per domani.