1 aprile 2019
Oggi 211 - Verona
Che cosa è successo a Verona?
C’è stato il raduno mondiale dei movimenti antiabortisti, antifemministi e anti Lgbt. La sigla Lgbt significa “lesbiche, gay, bisessuali, transessuali”.
Perché tanto scandalo?
Sono contrari all’aborto, che considerano un omicidio. Per sottolineare con forza questa idea hanno distribuito un feto di gomma, chiamandolo Michele. Slogan: «Non uccidete Michele!». Hanno anche distribuito spillette con due piedini dorati, spiegando che i piedini erano delle esatte dimensioni di quelli di un feto di 12 settimane, termine ultimo stabilito dalla legge 194 per abortire.
Che altro?
Avversano il matrimonio tra omosessuali, anzi sostengono che l’omosessualità è una malattia ed è curabile. Sono inoltre contrari al concetto di “gender” quella filosofia per cui uno non è maschio o femmina, ma il sesso deve sceglierselo da sé. Sono le idee che hanno dato vita al tabù scagliato contro le definizioni di “madre” e “padre” sostituite da “genitore 1” e “genitore 2”. Tante anagrafi comunali hanno aderito a questa stravaganza. Insomma stiamo parlando di due estremismi, nel pensiero e nei comportamenti. A Verona ci sono state manifestazioni degli uni contro gli altri, con i soliti eccessi propagandistici. Però senza incidenti.
Potrebbero esserci degli effetti sulla nostra vita di tutti i giorni? Non so, i diritti...
Il primo giorno è andato a parlare Salvini. Ha fatto subito contenta la platea sostenendo che un bambino ha bisogno della mamma e del papà, che non deve essere permesso alle coppie omosessuali di adottare, che l’utero in affitto è una barbarie. Però ha pure aggiunto che la legge 194 - quella che regola l’aborto - non si tocca e quanto alle cosiddette famiglie arcobaleno «non ho niente in contrario, purché i bimbi stiano bene». Salvini ha anche avuto l’idea di una legge che permetta le adozioni dei piccoli quando si trovano ancora nelle pance delle mamme: cosa che, a parer suo, potrebbe limitare il ricorso alle interruzioni di gravidanza.
E i cinquestelle?
I leghisti hanno messo il cappello sul convegno di Verona, partecipando con una rappresentanza qualificara. Di Maio, invece (o di conseguenza) gli ha sparato addosso dichiarazioni di fuoco. «A Verona si sta affrontando il tema della famiglia con l’odio verso il prossimo, con le discriminazioni e dicendo che la donna se ne deve stare chiusa in casa ad allevare i figli. Noi invece guardiamo al futuro». Anche qui, per ora, diatribe senza conseguenze. I due partner di governo hanno altre materie su cui litigare per davvero.