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 2019  marzo 18 Lunedì calendario

Oggi 209 - Flat tax

Che diamine è la “flat tax per famiglie”? Esiste la “flat tax per non famiglie”? Ma poi che è la flat tax? So che ne abbiamo già parlato, ma chi si ricorda...

“Flat tax” vorrebbe dire “tassa piatta”. Nella sua versione estrema: paghiamo tutti la stessa percentuale di tassa su quello che guadagniamo, che sia il 15, il 20 o il 25%. Il sistema fiscale attuale invece è strutturato a scaglioni: se guadagni 100 paghi il 15%, se quadagni 120 paghi il 18% e così via. Gli scaglioni obbediscono al principio della “progressività”, e hanno come obiettivo politico quello di smorzare le differenze, di tendere all’uguaglianza. È un tipico totem socialista. Mentre la flat tax - nel suo spirito più autentico - vorrebbe preservare le differenze, dato che fondamento del pensiero liberale è che la differenza di redditi - generando invidia - stimola l’avidità e trasforma questi difetti nei pregi che fanno girare l’economia di una società. Forse ci siamo spinti troppo lontano.

La Lega è di destra e vuole la flat tax.

La flat tax sta nel contratto tra M5s e Lega. Si tratta di due aliquote soltanto, criticate da sinistra appunto perché poco progressive. Se ne aumenta il tasso di progressività con le detrazioni. D’altra parte dalla progressività non si può scappare, è garantita in Costituzione.

Questa roba però ancora non esiste, è pura chiacchiera.

No, una flat tax esiste. È stata introdotta nella finanziaria 2019 a beneficio degli artigiani: fino a 65 mila euro di incassi annui, questi piccoli imprenditori pagano il 15%. Sparite le aliquote, le addizionali regionali, quelle comunali e quant’altro dovesse esistere a nostra insaputa. Stesso trattamento per i professori che dànno lezioni private. Al resto del mondo invece per ora la flat tax è negata.

Quindi anche alle famiglie?

Sì, le famiglie per ora sono escluse, ma lo stratega per il fisco del Carroccio, Armando Siri, ha annunciato che la Lega si prepara ad estenderla a quelle famiglie che, sommando i redditi dei suoi componenti, non incassino più di 50 mila euro l’anno. A queste famiglie si applicherebbe un’aliquota unica probabilmente del 15%. La progressività si otterrebbe differenziando le deduzioni. Il M5s è contro, Tria dice che una cosa simile costerebbe 60 miliardi, Salvini ribatte che ne basterebbero 12, Siri propone di togliere di mezzo gli 80 euro di Renzi, col che, forse, si praticherebbe il gioco delle tre carte. Per ora, come dice lei, sono chiacchiere, rese ancora più improbabili dall’imminenza delle elezioni.