11 marzo 2019
Oggi 208 - Tav
Non ho capito se la Tav si fa o non si fa.
Al momento si fa.
Ma Di Maio non era contrario? E come mai adesso canta vittoria?
Perché il premier Conte ha trovato un cavillo che apparentemente gli dà ancora sei mesi di tempo per cambiare idea, tornare indietro e mandare all’aria il progetto dell’alta velocità in Val di Susa.
Perché “apparentemente”?
Perché in realtà per bloccare la Tav (o il Tav) ci vuole in ogni caso un voto del Parlamento. Il progetto è infatti legato a trattati internazionali da cui non si può recedere senza l’approvazione di Camera e Senato. E al momento la maggioranza dei parlamentari è favorevole alla galleria e al relativo buco. Lega + Forza Italia + Fratelli d’Italia + Pd. Stanno con il “no” solo i grillini e quelli di Leu.
Non basterebbe neanche il cavillo di Conte?
No, direi di no. Il cavillo di Conte è solo “ammuina” - come direbbero a Napoli - per non parlarne più fino alle Europee e non mettere in imbarazzo Di Maio e soci.
In che consiste, alla fine, questo cavillo?
Lunedì scorso dovevano partire i bandi per dare in appalto 2,3 miliardi di lavori. Il Movimento 5 stelle strepitò per impedire che venissero pubblicati. La Lega voleva invece che fossero pubblicati. Il problema era che se i bandi non si fossero pubblicati l’Unione Europea non ci avrebbe versato il contributo alle opere di 300 milioni. Conte ha allora trovato l’escamotage di chiamare i bandi con un’espressione francese che significa “manifestazione d’interesse”: “avis de marchés”. Dagli “avis de marchés” si può, in teoria, tornare indietro entro sei mesi. E intanto si incasseranno i 300 milioni. Ecco perché Di Maio finge di esultare. Il timing della mina è stato semplicemente spostato in avanti. Tra sei mesi, oltre tutto, chi sa chi governerà.
Non c’era l’ipotesi di una mini-Tav?
Piuttosto illusoria anche quella. Si tratterebbe di eliminare 16 chilometri di galleria e di arrivare a Orbassano con la linea attuale. Però raddoppiando da due a quattro i binari alla periferia ovest di Torino. Il che significa che si dovrebbero abbattere 140 case, alcune delle quali sono palazzoni di dieci pieni. Conseguenza: 1.500 persone per strada. Non so, mi pare difficile.