4 marzo 2019
Oggi 207 - Zingaretti
Ci si chiede se la netta vittoria di Zingaretti alle primarie del Pd (66/67% dei voti) non segni anche la fine del renzismo.
«Azzardo una risposta: sì. Il personaggio è talmente diverso da Renzi che l’ampio consenso ricevuto deve leggersi come l’ennesima bocciatura del fiorentino. Il quale tradisce il proprio nervosismo non rivelando neanche per quale dei tre candidati alla segreteria ha votato.
Come sono i rapporti tra i due?
Zingaretti ha ricordato di non aver mai votato per Renzi, «neanche quando sembrava onnipotente». Poi ha aggiunto: «Ma ho sempre avuto con lui rapporti schietti e leali. Vorrei che continuassero ora che i ruoli sono cambiati. Non ho segnali in senso contrario, sono ottimista». Renzi lo ha chiamato per congratularsi e ha poi fatto sapere ai giornali che «non ci sarà fuoco amico». Il problema principale di Zingaretti è infatti forse il solito della sinistra: le feroci guerre intestine. Però le amarezze degli ultimi tempi e quel misero 17/18% di consensi elettorali certificato dalle elezioni di un anno fa e confermato finora da tutti i sondaggi forse ha calmato i bollenti spiriti. Il profilo di Zingaretti, proveniente dal Pci-Pds-Ds, è più simile, direi, a quello di Gentiloni, proveniente dalla Margherita. Gran mediatore con tutti, «sono l’unico che riesce a parlare anche con Virginia Raggi».
Già. Il neosegretario è governatore del Lazio. Si dimetterà?
Ha detto di no, perché considera i doveri dell’amministrazione un modo efficace per restare con i piedi per terra e a contatto con il prossimo. L’uomo si presenta come schivo, concreto, dai gusti semplici, per niente mondano, per niente fanfarone o spavaldo. Si intuisce che sarebbe capace di guidare il partito senza pretendere di essere anche il candidato a Palazzo Chigi, ruolo per il quale ha fatto capire che punterebbe piuttosto su una donna. Prenderà due donne come vice.
Tornando a Renzi: in Parlamento però i gruppi fedeli al fiorentino hanno una maggioranza schiacciante.
Zingaretti, a questa obiezione, risponde: «I gruppi parlamentari sono del Pd. E di nessun altro. Mi aspetto che sia così. Dobbiamo dare all’Italia un partito con meno sospetti e più rispetto». In ogni caso: se, per ipotesi, dopo le elezioni europee, ci fosse la crisi di governo, Zingaretti ha già detto che andrà da Mattarella a chiedere le elezioni anticipate. Giusto costituzionalmente ed efficace tatticamente: rinnovando Camera e Senato finirebbe anche la prevalenza dei renziani in Parlamento.