11 febbraio 2019
Oggi 204 - Governo
Il risultato abruzzese farà cadere il governo prima delle Europee? Andremo alle elezioni anticipate? Oppure si formerà un governo M5s-Pd? O magari l’ennesimo Lega-Berlusconi?
Piano, piano. Intanto sarebbe corretto paragonare elezione regionale con elezione regionale. Nel 2014 il M5s, presentando la stessa candidata di adesso (Sara Marcozzi), aveva preso il 21,4%. Domenica scorsa ha raccolto il 20,2. Una piccola differenza, se vogliamo.
Fanno tutti il paragone con le poliche dell’anno scorso. Il M5s in Abruzzo prese più del 40%.
Nessuno statistico accetterebbe un confronto tra regionali e politiche. E però capisco che in politica si ragiona piuttosto a impressioni. Al 20,2 grillino si affianca il 27,5 leghista. Nel 2014 la Lega in Abruzzo non si presentò neanche. E l’anno scorso, alle politiche, prese il 13,9. L’occhio politico vede la differenza che l’occhio statistico rifiuta. E ci mette i sondaggi. E i contrasti degli ultimi tempi su troppe materie. Aggiunge poi certi movimenti discreti, di cui si parla e si scrive e che farebbero presentire che la crisi è vicina.
Quali movimenti?
Siccome Salvini non vuole allearsi con Berlusconi se non a livello locale, la Meloni, Toti e Raffaele Fitto stanno lavorando alla nascita di un nuovo partito di centro-destra, nel quale confluirebbero gli ex forzisti, in pratica mollando Berlusconi. Lega e questo nuovo soggetto andrebbero a prendersi, nelle eventuali elezioni politiche, quel 40-45% che gli darebbe la maggioranza in parlamento. Si sa che il Nord leghista preme su Salvini perché la faccia finita con Di Maio. E anche dentro il M5s c’è tutta una corrente, incarnata in Di Battista e Fico, che vuole la svolta a sinistra e la fine dell’alleanza con il Carroccio.
Quale potrebbe essere il punto di rottura?
Ce ne sono parecchi. Intanto il voto sul caso della Diciotti. Il tribunale dei ministri chiede al Senato il permesso di processare Salvini. Se i grillini voteranno sì, l’alleanza finirà. C’è la faccenda Alta velocità in Val di Susa, la cosiddetta Tav: Di Maio sembra deciso a impedirla, la Lega vuole un voto in parlamento. Se gli uomini di Salvini voteranno per tenere aperti i cantieri insieme al Pd e a Forza Italia sarà probabilmente il M5s a sfilarsi. Poi ci sono i contrasti sul Venezuela: il M5s, con una mossa che ha isolato l’Italia in Europa, non vuole riconoscere Guaidó. Salvini invece ha ricevuto ufficialmente gli oppositori venezuelani. Poi c’è l’ultima rottura, quella sulla Francia. Salvini non ama Macron, ma ha preso chiaramente le distanze dalle mosse pro-gilets gialli del duo Di Maio-Di Battista.