28 gennaio 2019
Oggi 202 - Bossi
Bossi e il figlio Renzo se la sono cavata nell’ultimo processo perché la Lega non li ha querelati e il giudice della Corte d’Appello di Milano è stato costretto a dichiarare il “non luogo a procedere”.
Di che si trattava?
Appropriazione indebita sui conti della Lega. La Lega aveva querelato, invece, il tesoriere Belsito che s’è beccato perciò una multa di 750 euro e una condanna a venti mesi di reclusione, che tuttavia non sconterà.
Ma i Bossi quanti processi si ritrovano sul groppone?
Questo ultimo “non luogo a procedere” chiude il processo battezzato “The Family”, che si presentava, per la famiglia, come un vero e proprio guaio. L’appello ha cancellato una condanna del luglio scorso al padre per aver speso 208 mila euro di soldi del partito per sue esigenze personali. In quella stessa sede - e per ragioni analoghe anche se riferite a soldi che appartenevano al gruppo regionale del Carroccio - i giudici avevano inflitto a Renzo 18 mesi. La storia ribattezzata “The Family” è durata sette anni.
E la faccenda dei 49 milioni di euro?
A Genova. Per il cosiddetto “scandalo dei rimborsi elettorali”, Bossi, secondo la sentenza dell’Appello, deve scontare 22 mesi di prigione, che gli sono stati comminati con uno sconto sulla condanna precedente, perché alcune colpe del Senatùr s’erano intanto prescritte.
Ci sono altre questioni?
Prima dei due scandali di cui abbiamo detto, Bossi ha avuto una questioncella sulla faccenda dei “centomila bergamaschi armati” che secondo il Senatùr sarebbero stati pronti a fare la secessione (anno 2012): ha avuto un anno in primo grado. Il nostro uomo, però, entra ed esce dai tribunali fin dal 1994, epoca di Mani pulite, quando venne messo in mezzo nello scandalo della tangente Enimont e dovette restituire 200 milioni di lire (glieli regalarono, dopo una colletta, i militanti). La storia gli costò 8 mesi di reclusione (tutti da scontare). Poi c’è la diffamazione dei magistrati (cinque mesi nel 1995), la resistenza agli agenti che volevano entrare nella sede di via Bellerio (1996, condanna a 4 mesi), il vilipendio alla bandiera tricolore del 1997 (16 mesi), il vilipendio al capo dello Stato (assolto per le contumelie a Scalfaro, un anno per quelle a Napolitano), l’attentato ai diritti politici di Gianfranco Fini e altri esponendi di Alleanza Nazionale (un anno nel 1999: Bossi, in due comizi, aveva esortato i militanti a «cercare casa per casa i fascisti» da cui proveniva, secondo lui, «il fetore peggiore del Parlamento»).