21 gennaio 2019
Oggi 201 - Migranti
A spanne, nei primi venti giorni dell’anno sono sbarcati sulle nostre coste 2.706 migranti. Di questi 184 sono morti. Se i numeri sono giusti, si tratterebbe del 6,7 per cento del totale.
I numeri non sono giusti?
I barconi partiti sono tanti. I numeri riguardano quelli di cui si sa qualcosa o perché sono naufragati o perché sono arrivati.
È in atto una ripresa di queste traversate?
Si direbbe di sì. L’anno scorso gli sbarchi sono diminuiti dell’80 per cento. In percentuale le vittime sono aumentate, in assoluto sono diminuite: 2.262 contro le 3.139 del 2017. La ripresa di adesso ha parecchie motivazioni. S’è intanto complicata la situazione politica della Libia: il premier di Tripoli, Al Sarraj, è stato fortemente contestato dai suoi tre vice, che lo hanno isolato politicamente. L’uomo è quello appoggiato dalla comunità internazionale, quello su cui avevano puntato, per il controllo delle frontiere, sia Minniti che Salvini. Adesso Sarraj è molto debole e le frontiere risultano meno sorvegliate. La promessa di impedire le partenze e, nel caso, salvare i naufraghi mentre si trovano ancora nelle acque libiche, è sempre meno mantenuta. Quando i nostri chiamano la loro guardia costiera, quelli non rispondono o, se rispondono, dicono di non poter far nulla perché hanno le motovedette fuori uso.
È solo colpa della debolezza di Al Sarraj?
Sono anche ripresi i combattimenti tra le milizie... C’è anche il fatto che Minniti e Salvini avevano promesso - in cambio della vigilanza - mezzi navali, macchine, ambulanze, apparecchiature. Materiali che dovevamo consegnare entro il 2018 e che invece non si sono visti. I libici, lasciando riprendere gli imbarchi, fanno pressioni su di noi perché manteniamo le promesse. Hanno persino ritirato fuori - in un momento come questo, col paese diviso e le guerre fra tribù per il controllo del petrolio - la storia dell’autostrada costiera promessa da Berlusconi a Gheddafi e mai realizzata.
Gli scafisti ne approfittano?
Il tempo è buono e i trafficanti devono fare cassa. Spingendo in mare barconi e gommoni, fatturano e nello stesso tempo mettono sotto pressione la nostra politica di chiusura. È in difficoltà la Spagna e abbiamo problemi anche noi.