7 gennaio 2019
Oggi 199 - Neve
Sole e temperatura sotto zero: l’ideale per avere incidenti in montagna.
Facciamo le corna.
Di incidenti ce ne sono stati parecchi e hanno riguardato anche dei bambini: la piccola romana Camilla Comanducci, di 9 anni, finita fuori pista in Val di Susa e che ha perso la vita andando a sbattere contro una barriera frangivento; Emily Formisano, di 8 anni, che con la mamma ha imboccato col bob una pista nera in Alto Adige e morta anche lei nello schianto; il piccolo di origine cinese che s’è spaccato la faccia cadendo dagli sci sui Piani di Bobbio; la bambina che s’è fratturata in molti punti scontrandosi con un’altra sciatrice sulla pista nera di Sappada. L’ultimo incidente in Val Chisone: due giovani di 22 e 29 anni in cammino verso la Punta Cristalliera e il Lago del Laux. Una passeggiata non difficile, ma era una bella giornata, e il terreno era ghiacciato. Devono essere scivolati. Li hanno trovati dopo due giorni in fondo al canalone. Morti sul colpo. È l’incidente peggiore di queste vacanze appena concluse.
Questa potrebbe essere una tragedia della sfortuna. Ma qualcuno il suo Fato se lo va a cercare.
Sì, il passaggio dal 2018 al 2019 è stato pieno di chiamate per l’elisoccorso alpino: 210 interventi sulle montagne di Belluno, cinquanta sciatori che si sono fatti male in Trentino, una valanga sul Monte Bianco, lato Courmayeur, che ha impegnato parecchie squadre cinofile (niente morti), a La Plagne (Savoia francese) un ragazzino di 12 anni s’è avventurato fuori pista, l’ha investito una slavina, l’hanno ritrovato con una gamba rotta, a Livigno uno che faceva snow-board s’è salvato perché aveva indossato il cuscinetto autogonfiabile e quando è arrivata la valanga è riuscito a galleggiare. Questo qui lo hanno messo sotto inchiesta perché il dubbio è che la neve sia venuta giù per colpa sua. Quando qualcosa o qualcuno spinge – per dir così – lo strato instabile della neve: uno spostamento d’aria (rumore) o un qualche impercettibile tremito della terra, o magari il vento.
Che cosa bisogna fare per correre meno rischi?
L’ideale sarebbe non correre rischi e sciare sulle piste. Se si va fuori pista, meglio essere in gruppo e sciare ben distanziati in modo che, in caso di valanga, qualcuno resti indenne e possa dare l’allarme. Le valanghe poi sono relativamente prevedibili: prima di mettersi in cammino, informarsi. Portarsi dietro una ricetrasmittente. Se si finisce sotto la neve, nuotare. Il movimento delle braccia terrà lontano il congelamento ancora per 15-20 minuti.
Quanti incidenti capitano ogni anno?
Statistiche dell’Istituto superiore di Sanità certificano circa 30 mila casi all’anno. Riguardano quasi tutti gente che era venuta in montagna per divertirsi. Di questi, 1.500 finiscono in ospedale. Una trentina perdono la vita.
È più pericoloso lo sci? O lo snowboard? O lo slittino?
Otto volte su dieci ci si fa male sugli sci, ed è ovvio: è questo l’attrezzo più adoperato. Un 15,7% di incidenti coinvolgono lo snowboard. Il restante 4,7% riguarda bob e slittino. Chi scia si fa male soprattutto alle ginocchia. Chi va sullo snowboard alle braccia.