8 ottobre 2018
Oggi 187 - Khashoggi
Il giornalista arabo Jamal Khashoggi, fuggito in Turchia, s’era innamorato di una giovane studiosa di nome Hatice Cengiz e voleva sposarla. Chiese perciò al consolato saudita di Istanbul il certificato di divorzio e dal consolato gli risposero che, per ritirarlo, doveva presentarsi di persona. All’una di martedì 2 ottobre Khashoggi andò al consolato, lasciando fuori la fidanzata ad aspettarlo. Alle quattro e mezza del pomeriggio non era ancora uscito. Hatice avvertì il governo turco, da Riad, la capitale dell’Arabia saudita, fecero sapere che Khashoggi era regolarmente uscito «e lo perquisissero». In realtà, nessuno lo ha più visto e indagini dei giorni successivi hanno accertato che: quel martedi era stato concesso un giorno di vacanza a tutti gli impiegati del consolato; due piccoli aerei avevano portato proprio quel giorno a Istanbul quindici arabi, alcuni dei quali sono stati sicuramente identificati come appartenenti al servizio di sicurezza saudita; fra le tre e le quattro del pomeriggio due grossi furgoni neri sono usciti dal consolato, hanno raggiunto l’aeroporto e qui hanno scaricato una mezza dozzina di casse, che sono state caricate sui due piccoli aerei e portate a Riad. L’ipotesi, raccontata dal Washington Post e dall’agenzia Reuters - le due testate per cui lavorava Khashoggi -, è che, entrato nella stanza del console, Khashoggi vi abbia trovato i quindici arabi arrivati apposta da Riad. Costoro l’avrebbero ammazzato, poi avrebbero fatto a pezzi il cadavere e chiuso i pezzi nelle casse. I due furgoni neri, dotati di targa diplomatica, non era perquisibili.
Il mandante è il governo arabo? È possibile?
Il governo arabo si identifica col principe trentatreenne Mohamed bin Salman, così popolare da questa parte del mondo da essere affettuosamente chiamato Mbs. Agli occidentali Mbs piaceva perché aveva riaperto i cinema, abolito la polizia religiosa, permesso alle donne di guidare. Giovane e moderno, quindi, al punto che Trump ne aveva fatto il suo uomo in Medio Oriente, contro iraniani e terroristi. Senonché l’uomo è implacabile con gli oppositori, ha rinchiuso in un hotel i 381 principi potenzialmente suoi concorrenti costringendoli a versare allo Stato cento miliardi ed eliminandoli dalla corsa alla successione al trono. Adesso c’il caso Khashoggi, che rischia di rovinargli la reputazione con conseguenze difficili da calcolare. Si dice che suo padre, il re Salman, lo stia esautorando. È un guaio anche per Trump: aveva tanto puntato sul giovane riformatore, e costui adesso si è rivelato un assassino.