24 settembre 2018
Oggi 185 - 2,4%
Cos’è questa storia del 2,4% su cui sento tanto trambusto?
È il rapporto tra deficit e pil che il governo si propone per i prossimi tre anni. Deficit = differenza tra quello che lo stato incassa e quello che lo stato spende. Pil = Prodotto interno lordo, cioè tutto quello che produciamo o che movimenta denaro (comprese le rapine). Le regole dell’Unione europea vogliono che dividendo il deficit per il Pil non si debba ottenere un numero superiore a 3. In altri termini: se guadagniamo 100 non possiamo indebitarci per più di 103. I nostri governanti vogliono indebitarsi, nei prossimi tre anni, per 102,4.
Allora sono bravi. Perché si arrabbiano tutti?
Siccome abbiamo un enorme debito di 2.300 miliardi il precedente governo aveva promesso che ci saremmo indebitati per lo 0,6%, cioè per 100,6. Un livello, nella nostra situazione, francamente impossibile. Il ministro Tria aveva promesso che non avremmo superato l’1,6. Invece soprattutto Di Maio ha imposto questo 2,4. Per ora è successo solo che la Borsa ha perso 4-5 punti, e lo spread s’è avvicinato a quota 300. Il governo però in questo modo ha ottenuto - a debito - dieci miliardi più del previsto. I miliardi a disposizione saranno in tutto una trentina.
Che cosa farà con questi soldi?
È presto per saperlo. Bisogna vedere come le cose saranno materialmente scritte. Persino la Commissione europea, per niente felice di quest’idea del 2,4%, ha deciso di aspettare. Per ora si può parlare solo di intenzioni e di rischi.
Cominciamo dai rischi.
Un aumeno dei tassi di interesse. Per le famiglie che hanno i mutui variabili: rate più alte.
E le intenzioni?
Con 10 miliardi si vorrebbe cominciare a pagare un reddito di cittadinanza a 6,5 milioni di cittadini (sarebbero poco più di cento euro a testa), con altri 7 miliardi si abbasserebbe l’età della pensione a 62 anni, mettendo a riposo 400 mila lavoratori, e si alzeranno un po’ le pensioni più basse. Altri 12,5 miliardi di tasse serviranno per evitare l’aumento dell’Iva (questo è l’unico dato sicuro). Le partite Iva dovrebbero pagare le tasse con un’aliquota unica del 15%. Condono, cioè «pace fiscale», per chi ha contenziosi con il Fisco inferiori a mezzo milione. Un miliardo e mezzo servirà per rimborsare i cittadini danneggiati dalle crisi bancarie. Più o meno questo: anche se per ora si tratta soprattutto di annunci.