il Giornale, 17 luglio 2024
Farmaci introvabili
«No mi dispiace. Il suo farmaco non c’è e non sarà disponibile per un po’». Quante volte ci siamo sentiti rispondere così al bancone della farmacia? Sicuramente più di una volta, visto che – in base a un’indagine di Altroconsumo – capita al 34% degli italiani. Se manca il farmaco contro il mal di testa o la tosse, poco male. Si ricorre al generico o a qualcosa di simile e via. Se invece a mancare sono antibiotici, farmaci contro le malattie cardiache o contro il diabete, allora il problema diventa più serio. Soprattutto se serve a malati cronici o rischia di compromettere terapie di lungo corso. Nella lista «farmaci carenti» dell’Aifa, sono circa 3.600 i medicinali mancanti in Italia. Nel 2021 erano 2.400. Ma come è possibile che in un Paese come l’Italia manchino i farmaci? Circa 2mila hanno cessato, in modo definitivo o temporaneo, la produzione; i rimanenti 1.600 non sono disponibili o lo sono in quantità ridotta per differenti motivazioni (problemi produttivi, elevata richiesta tutta concentrata nella stesso periodo, motivi commerciali). Inoltre, sul totale, ben 760 medicinali non hanno un farmaco equivalente che possa sostituirlo, e questo è ciò che rende queste mancanze particolarmente pesanti per la salute dei pazienti, insieme alla gravità della malattia per cui sono indicati.
La situazione, purtroppo, per chi deve patire la mancanza di medicinali, ha ben poco di positivo, anche se l’Ema (Agenzia europea del farmaco) ha istituito due gruppi di lavoro per gestire le carenze e prevenirle, monitorando gli eventi che potrebbero interferire sulla catena di approvvigionamento, ed ha realizzato una lista di «farmaci critici» per malattie gravi e senza equivalenti, sui quali attua un monitoraggio rafforzato per evitarne carenze.
Spesso mancano le sostanze chimiche con cui i farmaci vengono preparati, i principi attivi e gli eccipienti. Oppure le cause farmaceutiche non sono poi così interessate a produrre quel tipo di medicinale. Qualche mese fa ha inciso sul fenomeno «scaffali vuoti» anche la carenza di blister: pur avendo le scorte di pastiglie era impossibile confezionarle e immetterle in commercio. Il motivo? I ritardi nelle consegne dei materiali a causa della guerra in Ucraina. O almeno, così ci è stato detto.
In base all’inchiesta Altrocunsumo, nel 2023 gli italiani hanno dovuto affrontare la mancanza di analgesici e antidolorifici (nel 15% dei casi), antibiotici e antivirali (7%). Ma sono mancati anche medicinali per disturbi muscolo-scheletrici per i problemi a carico del sistema immunitario, cardiovascolare e non solo. Peggiorato il tempo di attesa per rimpolpare le scorte: nel 17% dei casi è stato persino di oltre 7 giorni; il 20% ha atteso tra i 4 e i 7 giorni. Inoltre, il 12% non ha potuto ricorrere ad alcuna soluzione, non trovando né il suo farmaco né uno alternativo, che evidentemente non c’era. Semplicemente non si è potuto curare. Le conseguenze non sono state leggere: per il 30% la carenza di farmaci ha voluto dire un peggioramento delle condizioni di salute, per il 2% ha significato un ricovero in ospedale.