Avvenire, 17 luglio 2024
Dal respiratore alle elezioni: il dittatore Fujimori ci riprova
Alberto Fujimori è tornato. A sette mesi e dieci giorni dall’uscita dal carcere di Barbadillo – dove scontava la condanna a 25 anni per crimini contro l’umanità –, l’ex presidente-dittatore è pronto per ri-tuffarsi nell’arena politica. Dopo le mezze frasi delle ultime settimane, domenica, la figlia ed erede Keiko, leader di Fuerza popular, ha annunciato la candidatura del padre alle elezioni del 2026. Si tratta – ha precisato – di un’intenzione. In base alla Costituzione, Fujimori non potrebbe presentarsi – il condizionale è d’obbligo in Perù – in quanto pregiudicato. La decisione Tribunale costituzionale che gli ha aperto le porte della prigione, non ha cancellato il verdetto di colpevolezza per i massacri di Barrios Altos e La Cantuta perpetrati durante il regime, negli anni Novanta. I giudici hanno giudicato valido l’indulto concessogli dall’allora capo dello Stato, Pedro Pablo Kuczynski, la vigilia di Natale del 2017 per ragioni di salute. Sette anni dopo, però, l’ormai quasi 86enne ha messo da parte la bombola d’ossigeno portatile e appare in discreta forma. Tanto da pensare a un rientro sulla scena pubblica.
Non una semplice boutade. Ma una strategia ben studiata e portata avanti dal rilascio, lo scorso 7 dicembre. Da marzo, dopo tre mesi di silenzio, l’ex golpista ha moltiplicato le “passeggiate” nel centro e nei centri commerciali di Lima, dove si è immortalato in compagnia di capannelli improvvisati di sostenitori. Poi ha pubblicato foto, selfie e video nel nuovo canale Tiktok e nella pagina web “il presidente che ha cambiato il Perù”. In entrambi, Fujimori diffonde brevi filmati per rivendicare il proprio governo, tra il 1992 e il 2000, e enfatizzando la sconfitta del gruppo terroristico Sendero Luminoso. “Meriti” per i quali l’ex leader ha presentato richiesta allo Stato – respinta – di una pensione, un assistente personale e il rimborso della benzina. Ovviamente del sistema di corruzione creato insieme al braccio destro Vladimiro Montesinos e delle reiterate violazioni dei diritti umani non viene fatta menzione. La “campagna” social, però, sta dando risultati: il profilo social ha già centinaia di migliaia di fan: alcuni post hanno addirittura milioni di condivisioni. Propaganda a parte, Fuerza popular ha davvero deciso di giocare la carta Alberto Fujimori alle prossime presidenziali? Gli analisti sono divisi sulla questione. Finora la candidata delle ultime tre tornate è stata Keiko, la quale è arrivata a un soffio dalla vittoria, perdendo per una manciata di voti. Quest’ultimo ha detto di essere pronta a fare un passo indietro e ha sostenere la corsa del padre e mentore, con cui ha iniziato l’attività politica a 19 anni quando, nell’agosto 1994, ha assunto il ruolo di “primera dama”, in sostituzione della madre, Susana Higuchi, in rotta con il marito che aveva denunciato per violenze.
Potrebbe, però – come sottolinea il politologo Fernando Tuesta – essere una mossa ad effetto per aumentare i consensi di Keiko. La leader “spenderebbe” il nome del padre, sfruttando la popolarità di cui ancora l’ex dittatore gode in una parte della popolazione, per poi sostituirlo all’ultimo. In questo modo, spererebbe di far passare in secondo piano i propri guai giudiziari per i quali è al momento sotto processo con l’accusa di riciclaggio. Il contesto è altamente instabile. L’attuale presidente, Dina Boluarte, ha appena il 5 per cento del consenso: la quota più bassa di sempre. Colpa di una serie di scandali di corruzione – a cominciare dal cosiddetto “Rolexgate” – che hanno segnato l’amministrazione, al comando da un anno e mezzo. Una crisi che il clan Fujimori è determinato a sfruttare per riprendere il potere. Alberto o Keiko, ora, appare secondario.