il Fatto Quotidiano, 17 luglio 2024
Parigi 2024, le Olimpiadi più blindate della storia
Saranno i Giochi della Grande Paura, a maggior ragione dopo l’attentato contro Trump? Il dubbio è quasi certezza. Perché quelle di Parigi 2024 sono già le Olimpiadi più blindate della storia. Un colossale apparato di sicurezza sta infatti trasformando la capitale francese (ma non solo) in una bolla dove tutto è sotto controllo: cielo, terra, Senna. Servirà allo scopo, cioè quello di impedire attacchi, attentati, contestazioni, violenze?
I francesi sono scettici, il 68 per cento, secondo un sondaggio del quotidiano Le Figaro con Odoxa-Backbone, teme il peggio (soprattutto nei luoghi turistici e nei trasporti), non hanno fiducia nel governo (peraltro affidato da Macron al dimissionario Attal solo per «gli affari correnti»). Da giorni il Piano antiterrorismo Vigipirate è al livello massimo («Urgence attentat»). Nel frattempo, arrivano alla spicciolata 1.750 agenti speciali provenienti da quaranta Paesi per affiancare i 45 mila poliziotti e gendarmi che dovranno garantire la sicurezza durante i Giochi Olimpici di Parigi, dal 26 luglio all’11 agosto. Gli 007 stranieri potranno operare sul territorio francese grazie a deroghe particolari perché possano «proteggere le delegazioni e gli atleti particolarmente esposti tenuto conto del contesto internazionale».
Appunto: l’instabile teatro delle tensioni e dei conflitti globali che stanno condizionando i Giochi e che non fanno dormire gli organizzatori, i cui sonni sono tormentati dagli spettri di un qualsiasi insospettabile Crooks, il ventenne che voleva ammazzare Trump. I villaggi e i siti olimpici costituiscono ineluttabilmente bersagli particolarmente esposti e vulnerabili. Per non parlare della ambiziosa cerimonia inaugurale, un invito a nozze per chi volesse sabotarla: si dipanerà lungo la Senna, per sei chilometri dal ponte di Austerlitz alla Torre Eiffel, con un pubblico di 320 mila persone sparpagliate su entrambe le sponde. In passato, almeno, i rischi erano contestualizzati allo stadio in cui si svolgeva l’evento. Qui ha prevalso la grandeur. Che rischia di diventare un boomerang. Chi lo ha concepito (uno storico, una scenografa, la scrittrice Leila Slimani, vincitrice di un Goncourt) l’ha battezzato «spectacle vivant». E se diventasse «spectacle mourant»? Non è una battuta. È possibile, in extremis, che il percorso venga accorciato. Il che non cancella il rischio di un lupo solitario, magari radicalizzato sui social del dark web.
In ogni caso, la mobilitazione è massiccia: il 20 per cento delle forze dell’ordine francesi, sguarnendo di fatto il resto del Paese. Ci sono poi i militari (1.300 uomini dell’aviazione per gestire l’arsenale antidroni), le intelligence e 22 mila vigilanti delle varie sicurezze private, in parte per supplire alle carenze degli organici pubblici, in parte perché i loro clienti vogliono essere protetti con apposite «cellule di crisi», ossia squadre speciali dotate di risorse tecnologiche specifiche.
Di certo, la Francia ha già conquistato la prima medaglia d’oro: quella della sorveglianza collettiva: «A scapito delle libertà pubbliche», si sono lagnati i difensori dei diritti civili. Nemmeno le Olimpiadi invernali di Salt Lake City che si svolsero meno di cinque mesi dopo l’11 settembre, furono così occhiute e oppressive, sebbene si disputassero in un giustificato clima paranoico, in cui però prevaleva l’angoscia collettiva e l’amara scoperta che la fortezza Usa era stata violata. Il nemico, allora, era uno solo: Osama Bin Laden, capo di al-Qaeda, fucina di jihadisti.
Oggi, i nemici sono tanti, troppi. Perché tanti, troppi sono i fronti di tensione e di insicurezza. Come quello dello Stato islamico del Khorasan, che ha rivendicato il recente massacro nell’auditorium di Mosca (22 marzo): dispone di 6.000 jihadisti, molti infiltrati in Europa. A metà giugno, la Guardia civile spagnola, l’Fbi e l’Europol hanno intercettato dei documenti riconducibili a Daesh (Isis) in cui ci si riferiva a progetti di attentati contro il Real Madrid, l’Euro 2024 e i Giochi Olimpici. Ad aprile, un sedicenne è stato arrestato in Savoia perché sospettato di preparare un attentato contro le Olimpiadi.
La delegazione più esposta ad attacchi è, secondo l’Fbi e i servizi francesi, quella di Israele (più in generale, lo sono tutti i luoghi in Francia legati agli ebrei: sinagoghe, centri culturali, scuole, ma anche atleti ebrei di altre squadre). Nel mirino ci sono poi gli Stati Uniti, l’Ucraina, l’Iran. E la stessa Francia: il potenziale fronte interno del dipartimento Seine-Saint-Denis dove si concentrano il villaggio degli atleti e molte prove olimpiche. Territorio marcato dalla lacerata realtà della banlieue metropolitana: povertà, concentrazione dell’immigrazione, radicalizzazione, ricorrenti esplosioni di collera urbana. Altri Giochi.
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