la Repubblica, 17 luglio 2024
Biografia di Antonella Sberna
ROMA – Alla fine la fiamma non ha divampato in Europa, come profetizzava in un comizio in Molise Arianna Meloni. Ma di sicuro nella Tuscia ha sfavillato parecchio. Roccaforte nerissima, Viterbo. FdI scavalla il 40%. E va spiegato anche così, come un riconoscimento a un territorio che le sorelle Meloni le apprezza, le omaggia e soprattutto le vota, la carta giocata alla prima mano di nomine Ue da via della Scrofa: piazzare un’eurodeputata alla prima legislatura, il cui massimo ruolo istituzionale finora è stato quello di assessore viterbese ai servizi sociali, su una delle poltrone più alte dell’Eurocamera: vicepresidente. Un gradino più su c’è Roberta Metsola. Per FdI, a Strasburgo, è il primo vicepresidente di sempre.
«Antonella farà strada, vedrete», scommettono sornioni i meloniani di Roma. Difficile dar loro torto, oggi. Antonella Sberna, 42 anni da Viterbo, ha saputo fiutare il vento a destra come pochi. Pure nei momenti di burrasca. Il treno della vita, per lei, passa cinque anni fa. Sberna, primo tirocinio all’Europarlamento nel 2005, subito dopo la laurea in Relazioni pubbliche epubblicità, ha sempre bazzicato i moderati del centrodestra. Collaboratrice in Senato con Forza Italia, eletta al Consiglio comunale di Viterbo sempre intruppata fra gli azzurri. Poi lo strappo, nel 2019, e il trasloco nel melonismo. Operazione favorita dal marito, Daniele Sabatini, che oggi è il potente capogruppo di FdI nella Regione Lazio capeggiata da Francesco Rocca. È lui, Sabatini, che la mette in contatto con Arianna Meloni. La quale, raccontano alcuni “Fratelli”, se ne innamora politicamente. Tanto da volerla in lista alle Europee.
Certo i forzisti viterbesi non l’hanno salutata proprio con affetto, della serie “buona fortuna e auguri”, al momento del divorzio. «Il trasformismo di Antonella Sberna è una delle pagine più brutte della politica viterbese», la congedava così Andrea Di Sorte, all’epoca commissario provinciale dei forzisti.
Anche dentro FdI non tutti la amano, diciamo. Pesano gli strascichi post-Europee. Perché è vero che Arianna Meloni viaggiò nella Tuscia (come faceva Almirante con la sua Renault Dauphine negli anni ‘80), solo per annunciare una candidatura «viterbese», senza fare nomi, anche se tutti già sapevano di chi si trattasse. Ma molti, a Roma, si erano convinti che quella di Sberna fosse poco più che unacorsa di servizio. Perché in teoria – da accordi a via della Scrofa – il suo seggio sarebbe dovuto andare a un rampelliano, il consigliere municipale Stefano Tozzi, lunga gavetta, Colle Oppio etc. Invece, a sorpresa, Sberna ha sbancato nella lotteria delle preferenze. Tanto che nel giro dei Gabbiani c’è ancora chi mastica amaro: «Qualcono il 9 giugno ha tradito, ma non Arianna». Sprizza di felicità invece il deputato viterbese Mauro Rotelli, giro Lollobrigida, che già l’aveva arruolata alla Camera, nella commissione di cui è presidente, Ambiente e Lavori pubblici.
Ieri Socialisti e Liberali hanno provato a impallinare la meloniana, ma senza successo. Avevano pesato, in questo gioco di antipatie e sgambetti, le posizioni antiabortiste di Sberna. Che in piena campagna elettorale, era il 23 maggio, ha firmato il manifesto di Pro-Vita. Dichiarando al loro giornale web: «Mi batterò per scongiurare il ricorso all’aborto che considero non un diritto ma una sconfitta». Frasi da Roccella. Digerite, a quanto pare, dall’emiciclo strasburghese.