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 2018  luglio 02 Lunedì calendario

Oggi 173 - Boeri

L’ultimo guaio politico riguarda il cosiddetto “decreto dignità”.

 

Che cos’è?

È un decreto legge che tratta parecchie cose. Ma quella che riguarda il «guaio» è una: non sarà più così semplice e cosi conveniente assumere persone con contratti a tempo determinato. Rispetto a prima (il Jobs Act di Matteo Renzi) sono state introdotte delle restrizioni.

 

Per esempio?

Prima si potevano rinnovare i contratti a tempo determinato fino a una durata complessiva di 36 mesi. Adesso solo fino a 24. Prima questi contratti a termine si potevano rinnovare cinque volte. Adesso solo quattro. Altra novità: al primo rinnovo gli imprenditori devono spiegare perché si sta facendo un contratto a termine e non a tempo determinato. E le causali ammesse sono poche. Inoltre ogni rinnovo, anche se inferiore ai dodici mesi, costa lo 0,5% in più, il lavoratore ha 180 giorni di tempo per far causa all’azienda (prima erano 120) e in caso di licenziamento illegittimo l’indennizzo non sarà più di 4-24 mensilità, ma di 6-36.

 

Non sono buone regole? Con i contratti ballerini gli imprenditori non se ne sono approfittati?

Può darsi. E proprio per questo il ministro del Lavoro Di Maio parla di «decreto dignità». Ma c’è un «ma». Nella relazione tecnica che accompagna come sempre le leggi sta scritto che queste nuove norme faranno perdere 3.300 posti di lavoro quest’anno e 8.000 a partire dall’anno prossimo e per dieci anni. Di Maio, quando ha letto questo passaggio, ha gridato al complotto: a sentir lui nulla di tutto questo stava nell’originale del decreto e qualche perfida “manina” ha introdotto nottetempo, alla vigilia della pubblicazione in Gazzetta, queste valutazioni «non scientifiche» e che non tengono conto del maggior numero di contratti a tempo indeterminato.

 

Il colpevole?

Sulle prime Di Maio ha accusato il ministero dell’Economia. Ma alla fine è saltato fuori che il vero responsabile del pasticcio è l’Inps, sulle cui stime si basano le «valutazioni d’impatto». È dunque partito un duro attacco al presidente Tito Boeri, di cui Di Maio e Salvini vogliono le dimissioni.

 

E Boeri?

Resiste. Ha detto che lascerà se a chiederglielo sarà il premiero in persona.