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 2018  giugno 04 Lunedì calendario

Oggi 169 - Parnasi

Che cosa sappiamo di questo nuovo scandalo che ha colpito la Lega e i Cinquestelle?

Andiamoci piano. Gli arrestati sono nove, i protagonisti dell’affare sono due e si chiamano Luca Parnasi e Luca Lanzalone. La sindaca Raggi non c’entra niente. Esiste un finanziamento di Luca Parnasi a una onlus «vicina» alla Lega (250 mila euro), però è del tutto legittimo. Gli imputati sono tutti innocenti fino a sentenza definitva.

 

Allora di che stiamo parlando?

Il procuratore aggiunto Paolo Ielo sospetta che intorno alla costruzione del nuovo stadio di calcio della Roma si sia intessuta tutta una rete di mazzette e favori per far guadagnare questo Parnasi, costruttore rampante, e metterlo al centro di un sistema di potere politico-finanziario non solo capitolino. È abbastanza assodato che per tutta la sua vita da imprenditori Parnasi abbia corrotto politici e fatto un  mucchio di debiti. Il grande affare, su cui aveva concentrato tutti i suoi sforzi, era il nuovo stadio della Roma da costruire sui suoi terreni a Tor di Valle, circondato da una quantità di negozi, case, garage, eccetera. Lo stadio fu autorizzato dal Pd e dalla giunta Marino, la Raggi grazie alle mediazioni di Lanzalone costrinse Parnasi a dimezzare le cubature. Nelle telefonate intercettate Parnasi si vanta di avere in pugno i cinquestelle, sostiene di aver fatto lui il governo, e altre millanterie. Per il momento sembrano solo le esagerazioni di uno sbruffone. Mandò uno dei suoi a regalare una casa all’assessore milanese Maran, con la speranza che gli facessero costruire lo stadio del Milan, e Maran mandò il suo uomo a casa rifiutando il regalo con la frase «Qui non si usa».

 

E Lanzalone?

È un avvocato genovese, specialista nei guai delle società possedute dagli enti locali. Il sindaco di Livorno, grillino, lo chiamò a risolvere il problema della loro società dei rifiuti e Lanzarone fece bene. Allora i capi grillini lo spostarono a Roma per aiutare la Raggi nella faccenda dello stadio. Fu Lamzarone a convincere Parnasi che le cubature andavano dimezzate. Ebbe in premio la presidenza dell’Acea, da cui ora ha dovuto dimettersi. E accettò dallo stesso Parnasi una consulenza da centomila euro, un grave errore, dato che Parnasi era l’uomo che doveva controllare. Per ora, lo scandalo è questo. Per sapere come andrà a finire bisogna aspettare.