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 2018  marzo 12 Lunedì calendario

Oggi 157 - Camere

La XVIII legislatura comincia a funzionare. Sabato scorso sono stati eletti i due presidenti delle camere. Per il Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati. A Montecitorio, Roberto Fico.

Lei è di Forza Italia, lui del Movimento 5 stelle. Giusto?

Giusto.

Come ha fatto Forza Italia, con appena il 14% dei voti, ad avere addirittura la presidenza del Senato? Non è la carica più importante dopo quella di presidente della Repubblica?

Già. E lo strano è che molti considerano questa nomina della Casellati addirittura una sconfitta per il Cavaliere. Per il modo in cui ci si è arrivati.

Perché? Come ci si è arrivati?

Salvini, che ha preso più voti di Berlusconi (17% alla Lega, 14% a Forza Italia) ha concesso al Cav la presidenza del Senato, per tenere unita la coalizione e in previsione del fatto che a lui sarebbe toccata la presidenza del consiglio. Berlusconi aveva ordinato di eleggere Paolo Romani. Ma il Movimento 5 stelle ha detto di no: Paolo Romani è stato condannato a un anno e quattro mesi per peculato a causa della figlia Lucrezia a cui ha fatto usare, quando era assessore a Monza, il cellulare del comune. Ha restituito i soldi (13 mila euro), ma questo non è stato giudicato sufficiente. Di Maio ha detto: «Non solo non voteremo il pregiudicato Romani, ma non vogliamo stringere nessun accordo con Berlusconi, per noi il male assoluto». Salvini ha fatto subito capire a Berlusconi che per lui un accordo con Di Maio era più importante delle sue indicazioni. Per render meglio l’idea, al secondo turno, invece di votare scheda bianca, come voleva il capo di Forza Italia, ha detto ai suoi di votare per Anna Maria Bernini. Dopo una litigata furiosa, Berlusconi s’è rassegnato a sottomettersi all’intesa tra Lega e Cinque stelle: la Casellati al Senato, Roberto Fico - il grillino meno amico di Di Maio - alla presidenza della Camera.

Quindi adesso si formerà un governo M5s-Lega?

Chi sa. Le consultazioni cominciano martedì prossimo. Salvini ha detto di essere pronto a fare un passo indietro. Di Maio, no. Forse Mattarella sceglierà un terzo personaggio, che vada bene a tutti e due e prepari una legge elettorale che al prossimo giro non ci lasci nell’incertezza.