26 febbraio 2018
Oggi 155 - Dazi
Il mondo si divide in «globalisti» e «sovranisti». Globalisti = quelli a cui piace che gli uomini, i capitali, le merci circolino liberamente e si fermino là dove è più conveniente. Sovranisti = quelli a cui del mondo non importa niente, non vogliono che altri paesi gli facciano concorrenza. Obama, la Ue, la classe dirigente che ha governato in Italia fino ad ora sono «globalisti». Salvini e soprattutto Trump sono «sovranisti». Trump ha vinto le elezioni con lo slogan: «America first». Cui seguiva: «Non sono stato eletto presidente del mondo».
Quindi ha messo i dazi. Giusto?
Giusto. Se tu vuoi vendere, da fuori, dell’acciaio o dell’alluminio negli Stati Uniti devi pagare una tassa all’ingresso, del 25% sul prezzo dell’acciaio, del 10% su quello dell’alluminio. I dazi sull’acciaio e sull’alluminio seguono quelli già stabiliti su pannelli solari e lavatrici. L’idea, in generale, sarebbe quella di colpire la Cina, che fa dumping, cioè vende sottocosto. Purtroppo, con la Cina, vengono colpite anche l’Europa e l’Italia. L’Europa esporta negli Stati Uniti acciaio per sei miliardi e mezzo. Il 10 per cento di questo fatturato è italiano. Se consideriamo tutti i prodotti della metallurgia di casa nostra, l’anno scorso ne abbiamo venduti agli americani per un miliardo. C’era un bel trend: +19% sul 2016. Adesso finirà tutto. Peccato.
Che si può fare?
Siamo nella Ue e non possiamo decidere da soli. La Ue sta studiando dazi da mettere sulle merci americane. Trump ha già fatto sapere che, in questo caso, tasserà le automobili tedesche, italiane, francesi. Si chiama «guerra commerciale». È un guaio.
Pagheremo di più i prodotti americani?
Non lo sappiamo ancora, ma se la Ue metterà dazi sulle loro merci, per forza. Che so, i jeans o la coca cola. Lo sapremo presto. In genere, le politiche protezioniste (si chiama così il metter dazi ai confini) producono aumenti dei prezzi e inflazione. L’inflazione porta con sè denaro più caro, cioè si paga un tasso più alto sugli interessi. Noi abbiamo un debito di 2.300 miliardi su cui già adesso, con tassi bassissimi, paghiamo una sessantina di miliardi di interessi. Veda lei.