15 gennaio 2018
Oggi 149 - Vicenza
Leggo che finalmente Zonin e gli altri responsabili dei crac bancari dovranno tirar fuori parecchie decine di milioni a sconto delle loro malefatte.
«Stiamo parlando per ora della sola Popolare di Vicenza. E gli amministratori colpiti, tra cui Zonin, sono solo cinque. I soldi che costoro dovranno tirar fuori sono appena 346 mila euro a testa».
Meglio che niente, no?
«Non è denaro che andrà ai risparmiatori. Se ne impossesserà lo Stato. La cifra equivale a quanto speso da procura, guardia di finanza e tribunale per mandare avanti l’inchiesta. I pm di Vicenza hanno chiesto il sequestro immediato della somma perché hanno notato che i cinque imputati avevano messo in atto “azioni di trasferimento e dismissione di proprie disponibilità patrimoniali”. Niente a che vedere con i risarcimenti perciò, e niente che sia in proporzione non solo al danno procurato ma anche ai soldi che i cinque si sono messi in tasca durante il periodo in cui comandavano: 51,6 milioni. Nell’ultimo anno Zonin si faceva pagare, per fare il presidente, un milione abbondante».
E i 120 mila risparmiatori?
«Non sembra che potranno recuperare niente. Nel decreto con cui il governo ha persuaso Banca Intesa a pigliarsi la Banca di Vicenza e Veneto Banca ci sono una quantità di deroghe alla legge fallimentare che impediscono azioni di responsabilità, revocatorie e tutto quanto serve in genere ai curatori per recuperare beni da vendere in favore dei creditori. Intesa ha solo messo a disposizione una somma pari al 28% dei soldi persi. E in cambio ha ricevuto dal governo 4,7 miliardi».
Come è stato possibile che gli amministratori felloni abbiano avuto il tempo per vendere tutto a moglie e figli o trasferire i denari in Svizzera?
«Il gip di Vicenza, quando i pm gli hanno chiesto di sequestrare ai felloni 106 milioni, ha dichiarato la propria incompetenza e rinviato tutto alla Consob. Si sono persi quattro mesi per aspettare la sentenza con cui alla Cassazione è stato chiesto chi doveva decidere. Quando la responsabilità è tornata alla magistratura di Vicenza, Zonin e gli altri avevano fatto in tempo a spogliarsi di tutto».