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 2018  gennaio 08 Lunedì calendario

Oggi 146 - Milan

Che cosa sta succedendo al Milan?

La Stampa e il Secolo XIX hanno scritto che la procura di Milano sta indagando sulla vendita del Milan ai cinesi. L’operazione non sarebbe trasparente.

Chi sta indagando, esattamente?

Il procuratore aggiunto Fabio De Pasquale. Gli si attribuisce questo ragionamento, tutto ipotetico: Berlusconi nel corso della sua vita ha trasferito all’estero enormi somme di denaro; farle rientrare in Italia è un problema; un modo per farle rientrare in Italia è inventare un compratore straniero del Milan oppure, se qualcuno compra il Milan, gonfiare il prezzo; costui - un qualunque cinese di nome Li che nessuno conosce - versa 740 milioni al vecchio proprietario e diventa il padrone o finto padrone della squadra; ma 740 milioni sarebbe un prezzo gonfiato e Berlusconi ne avrebbe recuperati, in nero, 300.

È vero?

La famiglia Berlusconi smentisce sdegnata e accusa De Benedetti di aver orchestrato una manovra elettorale: i due giornali appartengono al gruppo Espresso, decennale nemico del Cavaliere. La procura di Milano, a sua volta, fa sapere che «al momento» non esiste un fascicolo aperto. Ci sono però tre rapporti della Banca d’Italia e soprattutto una relazione della Guardia di Finanza che denuncia il sospetto di irregolarità.

Che cosa si sa di questo Li?

Mah. Ha 39 anni, è un finanziere, una quota del suo fondo è in mano allo stato cinese. Il nome completo è Yonghong Li. Dicono che possieda allevamenti di polli in Francia, che abbia fatto i soldi con «attività estrattive». Il New York Times però ha scritto che nessuno lo conosce né in Italia né in Cina. Ha impressionato il mondo, quest’estate, con una campagna acquisti all’apparenza sontuosa. Ma per comprare il Milan s’è dovuto far prestare 300 milioni dal fondo americano Elliott. Se non li restituisce entro ottobre, il fondo Elliot diventerà il padrone del Milan, e naturalmente lo rivenderà. A un prezzo assai più basso di quello a cui l’ha venduto Berlusconi. Chi sa chi potrebbe comprarlo, a quel punto.