la Repubblica, 14 luglio 2024
Intervista alla maga Gaia Elisa Rossi
È nata dentro una scatola di giochi di prestigio, circondata da carte, conigli di peluche, foulard colorati. Sin da bambina, Gaia Elisa Rossi, ha mostrato una un raro talento per la magia. Oggi, a 22 anni, si muove sui palchi più importanti del mondo. E ridefinisce la definizione di illusionista.
Ha esordito presto e a 13 anni, con il numero Imorfosi, ha vinto i campionati italiani di magia.
«Sì, sono stata la prima donna a vincerli, e anche la più giovane. Lo spettacolo è una metafora del mondo che circonda noi giovani: ho scelto di rappresentarlo attraverso una scatola che mi schiaccia la testa e che opprime la mia anima. Poi, poco alla volta, attraverso la magia, riesco a liberarmi di questo fardello, mostrando come sia possibile trovare la propria identità nonostante le pressioni esterne».
Dopo quella medaglia cosa è cambiato?
«I grandi organizzatori internazionali hanno iniziato a propormi di esibirmi conImorfosi in giro per l’Italia e oltre i confini europei. Ricordo ancora l’energia vibrante del pubblico spagnolo, che ti riempie diadrenalina, e gli “Oooh” meravigliati dei giapponesi. Cercando di tenere insieme allenamenti intensi, competizioni internazionali, il liceo e gli amici, ho partecipato a concorsi internazionali. Sono arrivata in finale ai campionati europei e mondiali di magia. Queste competizioni non prevedono categorie separate in base all’età età, così mi sono trovata a gareggiare contro i più grandi professionisti. Un’esperienza da far tremare le gambe».
Eppure sembra che tutto le
venga naturale. Come ci riesce?
«Con tanto studio e disciplina, e un’ottima organizzazione. Mamma mi ha sempre detto: “La magia inizia sui banchi di scuola”. Ho un diploma al liceo classico Cavour di Torino e sto frequentando la laurea magistrale a Padova, alla facoltà di psicologia clinica. Inoltre, da quando sono piccola, studio danza, recitazione, discipline aeree, canto e doppiaggio.
Nei suoi spettacoli non ci sono colombe che volano né rose
vermiglie. Che caratteristiche deve avere l’illusionista per lei?
«Io non mi sento parte del tradizionale immaginario del mago con il frac e il cappello a cilindro.
Credo che l’illusionista moderno debba poter scegliere il proprio personaggio, proprio come fa un attore che interpreta un ruolo».
Arturo Brachetti, Raul Cremona, Silvan: muoversi in un mondo maschile non dove essere facile.
«Il pubblico è solito pensare al mago come figura principale, mentre la
donna è spesso vista come la sua assistente. Io ho avuto la fortuna di essere stata accolta con entusiasmo: è stata una giuria composta esclusivamente da maghi, tutti maschi, a decretare la mia vittoria al campionato italiano».
Quali prestigiatrici la ispirano?
«Non ce ne è una in particolare che rappresenti per me un modello.
Forse è proprio questa mancanza di figure di riferimento che mi ha spinto a essere autentica e a seguire la mia strada. Tuttavia, ho tante amiche maghe in tutto il mondo e ci sosteniamo a vicenda».
Cosa è per lei la magia?
«La magia è qualcosa di più di semplici trucchi o illusioni. Credo sia uno strumento per esprimere emozioni, per arrivare al cuore delle persone affinché la Meraviglia resti impressa nella loro memoria. È “magico” quel momento in cui si stabilisce una connessione tra individui che nemmeno si conoscono».