la Repubblica, 14 luglio 2024
Le pazze estati di Salvini che sfascia i governi
«Abbiamo un dj speciale oggi pomeriggio, il suo colore preferito è il verde. Matteo dj!». Stunz-stunz-stunz, musica techno in spiaggia, poi anche l’inno di Mameli, poropò poropò, sotto il sole del Papeete di Milano Marittima, Matteo Salvini con cuffie alla consolle guida le danze di costumi leopardati e chiappe e tatuaggi e cubiste. L’allora ministro dell’Interno del governo gialloverde consuma la sua prima pazza estate. È il 2019, addio governo gialloverde, Salvini molla Conte, chiede all’Italia «pieni poteri» e lo fa a torso nudo, come l’idolo giovanile della sua futura capa. Ma lui, che sarebbe diventata la sua capa, ancora non lo sa. Come non sa che non si andrà a votare e che non avrà poteri né pieni né vuoti e che l’estate è sempre eccezionale, straordinaria ma fugace, diceva Flaubert che non era uno del Rassemblement National.
L’estate stagione crudele, questo invece lo sanno tutti, da anni smuove e sobilla l’ormone politico di Salvini. Pure nel 2021, da coscritto nel governo Draghi, si dimenava in bermuda per sottrarsi all’abbraccio sudato dell’unità nazionale, e l’anno dopo peggio ancora, altro patatrac estivo. Con Draghi, destituito dalla convergenza degli ex soci gialloverdi Matteo dj e Conte avvocato del popolo, finisce a male parole. L’ex governatore della Bce vede in giro «pupazzi prezzolati» da Mosca, Salvini si sente chiamato in causa e replica: «Invece di parlare di pupazzi, Draghi trovi i soldi per aiutare gli italiani a pagare le bollette». Ma la più imprevista delle fiammate è quella dell’estate in corso, venti ventiquattro: Salvini contro Meloni. Dicevano: passate le elezioni europee la situazione si calmerà. Salvini si è tenuto la Lega e si placherà. Neanche per idea. Anzi, il contrario. Ogni mattina Salvini si alza e combatte la calura con una secchiata d’acqua in faccia a Meloni. E l’Ucraina e i vaccini e la Rai e Cdp e i Patrioti e Ursula, non si salva niente e nessuno, nemmeno Sergio Mattarella, dieci giorni fa angariato dal leader della Lega per aver ricordato che in democrazia non può funzionare la «dittatura della maggioranza». E Salvini a bofonchiare chequi casomai è il contrario, in Italia c’è «la dittatura delle minoranze», che poi, fosse vero, la cosa non dovrebbe dispiacere al leader di un partito che di suo non arriva alla doppia cifra nemmeno dopato dagli steroidi strapaesani di Vannacci. Si vede che Salvini si sente maggioranza anche ora che il 34 per cento delle Europee 2019, il botto che innescò l’estate più eccezionale, è un traguardo irraggiungibile. O forse no, forse nemmeno Salvini sogna più i pieni poteri, gli basta il potere di far fallire Meloni.
Farla cadere non può, almeno non direttamente, come provò a fare con Conte. Può farle ballare la taranta, meno gioiosamente che a Borgo Egnazia, con quale obiettivo non si sa, la strategia non è chiara, probabilmente nemmeno allo stratega, che del resto andava allo sbaraglio quando tutto andava per il verso giusto, figurarsi ora che non ne va più bene una e non c’è verso di tirarsi fuori dalle secche del consenso perduto. Come a Risiko Salvini dichiara attacchi da ogni posizione. Da terzo partito della coalizione, terzo su tre, vede le terga degli alleati e ci assesta più calci che può. A Meloni ha portato via gli amati spagnoli di Vox, accolti nel neonato gruppo orbaniano di cui il generale Vannacci è vicepresidente sub iudice – si vergognano di lui persino i lepenisti – ad Antonio Tajani ha provato a portar via addirittura Silvio Berlusconi, con il blitz onomastico sull’aeroporto di Malpensa. Solo che i sondaggi continuano a languire come i voti veri, la carta Vannacciè già giocata e allora bisognainventarsi qualcosa di più.
Il guaio di stare sotto padrona senza potersi licenziare è che talvolta bisogna lanciare il sasso e nascondere la mano. Altre estati quando da Pescara, da Peschici, da Polignano a mare Salvini poteva dirne di persona una al giorno agli ex alleati 5 Stelle («Si voterà un mozione per bloccare la Tav e questo è un problema, noi siamo al governo per fare, non per disfare») e poteva trattare i parlamentari come un bivacco di manipoli presto sgomberato dal Capitano: «Siamo l’unico Paese al mondo dove deputati e senatori ad agosto non possono essere disturbati perché fanno vacanza, alzino il culo e vengano in Parlamento». Nell’estate venti ventiquattro serve più prudenza, giusto un filo per carità, bisogna mandare avanti gli altri a fare casino, come Sordi nelVedovo quando chiedeva di agire al fido Stucchi. Gli Stucchi di Salvini si chiamano Claudio Borghi, che ha proposto di abolire l’obbligatorietà dei vaccini, hai visto mai che il tema rimbalzi tra le gambe di Meloni e l’elettorato No vax di Fratelli d’Italia, o il vicesegretario Andrea Crippa, che all’atlantista Meloni ha contestato l’invio di nuove armi a Kiev dicendo che lui non ha mai visto un missile «arma difensiva», argomento già usato dall’altro ex presidente del Consiglio, quello deposto in estate e resuscitato in autunno dal Partito democratico. Il risultato delle elezioni in Francia deve aver contribuito non poco a innervosire il leader leghista, primatista europeo di scommesse elettorali perdute, anche se l’autunno promette meglio e Salvini ha già puntato la posta: tutto su Donald Trump. Cosicché Meloni si trovi costretta a rimangiarsi i bacetti sulla fronte da Biden e l’atlantismo di Palazzo Chigi si trasformi da carrozza in zucca. Ad agosto si semina, a novembre si raccoglie, forse, ma bisogna sbrigarsi. C’è un vecchio pezzo che Matteo dj forse conosce anche se non lo ha mai messo alla consolle del Papeete. Fa: l’estate somiglia a un gioco, è stupenda ma dura poco.