Corriere della Sera, 14 luglio 2024
Intervista a Leopoldo Mastelloni
«Non mi ammazzo perché, con la fortuna che ho, se mi butto di sotto resto sciancato. Se mi avveleno, con la lavanda gastrica mi riacchiappano, però mi bucano lo stomaco».
Ci ha pensato.
«Certo. Mi ha salvato la vigliaccheria o la fede, chi lo sa. Perché io credo, prego e non voglio andare all’inferno». Leopoldo Mastelloni, 79 anni compiuti il 12 luglio, napoletano, attore, regista e cantante, per il suo compleanno ha scritto una lettera aperta e disperata con cui chiede al governo il vitalizio per artisti indigenti della legge Bacchelli.
Non è la prima volta.
«Ci avevo già provato a 70. Mi risposero di no. La signorina mi spiegò: “Lei non è artista di chiara fama”. Ma nella lista dei 21 nomi prescelti non conoscevo nessuno, a parte Lara Saint Paul, la cantante».
Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha promesso che la aiuterà.
«E io ringrazio sia il San che il Giuliano, speriamo, ma sa, a parlare siamo tutti bravi».
Ha detto: «Sono stato cancellato dal teatro, depennato. Non lavoro e ne avrei bisogno: la piccola pensione non mi basta a pagare affitto e bollette». Quanto prende?
«Circa 1.200 euro».
Tanta gente molto meno.
«Lo so. Ma non ci arrivo. Sto da amici e la casa è in centro, qui a Roma, però i soldi servono tutti per l’affitto, non posso andare sotto ai ponti. A volte aspettano, ma non sono mica San Giuseppe e la Madonna, non mi ospitano gratis. Vivo solo, non ho amanti, però col mercato libero mi è arrivata una bolletta della luce da 1.800 euro, ho dovuto pagarla per forza, mi hanno staccato la corrente».
E il frigo?
«È sempre vuoto. Un chilo di pesche costa 8 euro, la pasta è arrivata a 2, anni fa facevo Di tasca nostra su Raidue, me ne intendo, sto attento».
Che cosa mangia?
«Un panino a pranzo e uno a cena. Non fa bene, lo so. Sono come Umberto D che rubava il pane per il cane».
Poteva risparmiare.
«Ho guadagnato tanto però ho sempre investito nel teatro, non in golfini di cachemire. Ora in scena ci mettono un tavolo, due sedie e una lampadina e due attori che leggono dal leggio, che tristezza, nei miei spettacoli c’erano luci, costumi, scenografie».
Non lavora da tempo.
«In teatro da almeno 10 anni. Mi hanno cancellato, non esisto. Non vedo futuro, per le persone sopra i 60 c’è un disinteresse totale. Ho cominciato questo mestiere a 15, credevo lo avrei fatto fino alla morte. In tv non c’è un varietà che mi ospiti per cantare una mia canzone, recitare una poesia. L’ultima volta mi hanno chiamato il 16 agosto 2023, non trovavano nessuno».
Pare allegro, tuttavia.
«Non voglio essere triste. Il giorno che mi passa l’ottimismo, chiudo la luce e addio mia bella addio. Ogni mattina, quando mi alzo, rido pensando che comincia una nuova avventura e chissà come finirà. Dentro di me soffro, però non voglio condividere questo mio dolore con lei, che si dispiacerebbe per me».
Ha scritto che la vecchiaia le appare «terrorizzante».
Senza corrente
Ho una pensione di 1.200 euro, so che molti vivono con meno. Ma non ci arrivo, sono in affitto da amici in centro a Roma Mi hanno staccato la luce
«Perché non sai quel che succede domani».
Ha paura della morte?
«No, la desidero. Ma senza soffrire e senza andare all’inferno, sennò mi sarei già ammazzato».
Scrive pure che si sente davanti all’abisso.
«L’abisso del niente, della disattenzione. Sono depresso e non ho vergogna di dirlo. Sto a letto per ore, non esco, cerco di non incontrare gente».
Amici ne ha?
«Ma hanno i ca... i loro. Quelli veri sono tutti morti».
Nasce da famiglia nobile: è marchese di Capograssi e duca di Castelvenere.
«Sì, ma queste sono stronzate, vivevamo in aristocratica povertà, col pantalone sdrucito, c’era la guerra, le bombe cadevano pure su di noi».
Suo fratello non la aiuta?
«No e nemmeno le mie sorelle. Abbiamo avuto un’educazione particolare, ognuno deve cavarsela da solo, non c’è il “bene mio, core mio”».
Nel 1977 Falqui la volle in Rai per «Bambole non c’è una lira» con Chris tian De Sica e Loredana Bertè.
«Io e Lory abitavamo insieme, bella da morire, ironica».
Girò «Inferno» con Dario Argento.
«In una scena venivo strozzato. Dario mi aveva stretto così forte la corda al collo che sono svenuto, mi ha quasi strangolato sul serio».
Nel 1984 fu bandito dalla tv pubblica per una bestemmia a «Blitz».
«Era una lotta tra democristiani e socialisti, ce l’avevano con Minoli e colpirono me. Mi aiutarono tanto Maurizio Costanzo, Loretta Goggi e Raffaella Carrà. Berlusconi, per cui agli inizi avevo lavorato gratis, ogni Natale mi mandava una bottiglia di Dom Pérignon, non lo ha mai dimenticato».
Non ha un amore?
«No, mai avuto».
Non si è mai innamorato?
«Se intende l’amore delle telenovele, no, non mi interessava, non ne sentivo il bisogno, è un impiccio. Ho amato il teatro, leggere, scrivere, recitare. Ho amato tutti senza amare nessuno. Se invece intende il sesso, quello c’è stato, certo, ma c’è una bella differenza».
Il momento più bello della sua vita.
«Quando mi fermano per strada, il mio pubblico non mi ha dimenticato, è l’unico deterrente a un gesto folle. E la pistola che ti sei puntato alla tempia in un attimo diventa di cioccolato».