Corriere della Sera, 14 luglio 2024
Biografia di Mohamed Deif
GERUSALEMME Il Fantasma ha continuato a travestirsi come ai tempi dell’università, quando dirigeva la compagnia teatrale studentesca. Così abile nel mutare sembianze che solo in questi ultimi mesi l’intelligence israeliana si è resa conto di averne costruito un profilo fisico con qualche svista: gli 007 erano convinti che i sette tentativi di eliminarlo – quella di ieri è l’ottava operazione contro di lui – avessero lasciato Mommahed Deif monco di un braccio e di una gamba, cieco dall’occhio destro, incapace di muoversi senza una carrozzina. I video e le foto recuperati dai soldati nei tunnel di Gaza lo mostrano invece più in forma del previsto (solo la palpebra chiusa è una conferma) e queste nuove prove hanno riassettato il modo di dargli la caccia: diverso è cercare un uomo che può camminare, anche se zoppica, salire e scendere dalle gallerie, muoversi all’aria aperta.Fino a quei ritrovamenti esistevano tre foto del palestinese nato Al Masri, nel 1965 a Khan Younis, la stessa cittadina dov’è cresciuto Yahya Sinwar, l’altro pianificatore dei massacri perpetrati dai terroristi nei villaggi a sud di Israele. Anche se Sinwar è il capo dei capi, Deif (il nome di battaglia) gli è sempre stato alla pari da fondatore delle Brigate Ezzedine Al Qassam e da comandante che le ha trasformate in un esercito irregolare. Tra una commedia e l’altra, ha preso la laurea in fisica, chimica e biologia, conoscenze che ha materializzato nella preparazione degli esplosivi e nella costruzione della rete sotterranea, quasi 700 chilometri di bunker scavati nella sabbia della Striscia, che al nono mese di guerra l’esercito sta ancora cercando di smantellare totalmente.
Entrato in Hamas nel 1987 durante la prima intifada, ha passato sedici mesi nelle carceri militari nel 1989, 6 anni dopo i servizi segreti lo inseriscono nella lista dei più ricercati: diventa presto il primo, accusato di aver organizzato gli attentati suicidi sui bus che travolgono le città israeliane in quegli anni. Da allora pianifica l’altra strategia, la cattura di soldati per costringere il governo alle trattative, la stessa attuata il 7 ottobre con il rapimento anche di civili. Quando il caporale Gilad Shalit viene sequestrato nel giugno del 2006 in territorio israeliano, il gruppo minore che ha organizzato il raid lo consegna ad Hamas. È così che Deif riesce a riportare a casa Sinwar inserito nell’elenco sottoscritto dal premier Benjamin Netanyahu dei 1026 detenuti palestinesi da rilasciare in cambio della liberazione del soldato dopo 5 anni di prigionia.
Come sarebbe successo ieri, secondo le ricostruzioni dei portavoce militari, Deif ha continuato a spostarsi anche in superfice durante gli scontri ciclici con Tsahal. Negli oltre 50 giorni di conflitto tra luglio e agosto del 2014, cercano di ammazzarlo con 5 missili sparati sul palazzotto di tre piani di proprietà della famiglia Al Dalu. Ai generali che danno l’ordine interessa chi ha preso in affitto un appartamento e viene spesso in visita, Deif in arabo significa l’Ospite, il soprannome che gli è stato dato perché non resta mai nello stesso posto e si presenta inaspettato, gira sempre senza il telefono per evitare di essere intercettato o che la sua posizione sia individuata.Dal cratere vengono estratti 6 cadaveri, tra loro quelli di Widad Asfoura, 28 anni, e Ali, pochi mesi, sono la moglie e il figlio di Mohammed: la mitologia del mistero che gli hanno creato attorno i palestinesi e i precedenti tentativi falliti dagli israeliani hanno creato una cortina di segretezza pure attorno alla vita privata, al punto che qualcuno sosteneva non fosse sposato.
In quell’estate, lo scontro più lungo fino a questi 281 giorni, l’evidenza che sia sopravvissuto viene diffusa attraverso gli altoparlanti delle moschee a Gaza, la voce profonda e minacciosa di un uomo che sembra parlare dall’oltretomba e in realtà è la morte di altri che prepara incessantemente. È ancora il suo tono da profeta della violenza a esaltare gli assalti brutali iniziati all’alba, in un audio registrato il 7 ottobre dello scorso anno: «Oggi la rabbia del nostro popolo sta esplodendo. I nostri combattenti devono far capire ai criminali che il loro tempo è finito».