la Repubblica, 12 luglio 2024
Chi è Morgan McSweeney, il misterioso consigliere supremo di Starmer e “secondo uomo più potente del Regno Unito”
LONDRA – Il Daily Mail lo chiama “il secondo uomo più potente del Regno Unito”. Altri si sono fermati a “guru”, “spauracchio”, “eminenza grigia”, “consigliere supremo”. Nomi che incutono timore. Eppure a vederlo Morgan McSweeney sembra una persona affabile: 47 anni, nato in Irlanda nei pressi di Cork, nonno Michael premiato dall’Ira per il suo impegno nella guerra di indipendenza del 1916 contro gli inglesi, occhialini e capelli rossi, sposato con Imogen Walker appena eletta deputata laburista nel seggio di Hamilton & Clyde Valley e con lei residente in una magione da quasi un milione di sterline nelle campagne del Lanarkshire. Ma soprattutto, da qualche tempo McSweeney è uno degli uomini più potenti del Labour. E ora anche del primo ministro Sir Keir Starmer.
Ma chi è Morgan McSweeney? Di certo, un personaggio misterioso. A differenza di altre figure chiave del partito, non si fa vedere ai comizi, agli eventi di Starmer e nemmeno alle conferenze annuali del Labour, che invece preferisce passare da solo in una stanza di hotel di fianco a quella del leader. Eppure, la sua carriera è straordinaria. Dopo aver mollato la London School of Economics decide di lavorare prima in un cantiere, poi, ispirato dagli accordi del Venerdì Santo, ritorna all’università per studiare politica e marketing alla Middlesex University nel 1998, tre anni prima di entrare nel partito. Dove inizia a fare il receptionist al quartier generale del Labour a Southwark, Londra (sponda sud del Tamigi).
Poi, un upgrade nella “settore strategia” del partito. Oltre che per il talento, McSweeney si fa subito notare per il suo stakanovismo. Ogni mattina si presenta in ufficio alle 6,30 e spesso è l’ultimo a spegnere la luce. Ha una passione matta per la politica e il partito inizia a ricompensarlo: “Formidabile organizzatore”, il Labour lo mette a capo di alcune campagne elettorali locali, dove fa rinascere il centro-sinistra. È la sua scalata.
Dopo la disfatta alle elezioni del 2019, Starmer gli chiede di guidare la campagna per la sua leadership. Oggi, dopo la vittoria del 4 luglio, McSweeney è stato nominato “capo della strategia politica” di Number 10. “Nessun rappresentante non eletto del Labour ha avuto mai così tanto potere nella politica britannica del Dopoguerra”, sostiene un altro esponente del Labour al Daily Mail.
Prima del voto, McSweeney viene nominato capo della campagna elettorale del partito, conclusasi con un trionfo del Labour: 411 seggi grazie al sistema uninominale secco “First Past the Post”, nonostante una percentuale di voti totali bassa (34%), anzi la più bassa di un governo nella storia della democrazia britannica. In ogni modo, conta il risultato. E uno dei principali artefici è proprio McSweeney, con le sue campagne mirate a cannibalizzare i tories al centro e sui loro temi (sicurezza, patriottismo, economia), ha surclassato i conservatori e portato il Labour al potere dopo 14 anni.
Il doppio binario
Già, perché l’intoccabile guru di Starmer ha sempre avuto un doppio ruolo fondamentale: rubare voti a destra e sfoltire – se non decimare – l’ala sinistra del Labour. Il primo obiettivo lo ha centrato. McSweeney ha una certa esperienza su come azzoppare i tories ma anche la destra radicale. Per esempio, tra il 2008 e il 2010 nel consiglio comunale di Barking and Dagenham, guida il Labour a respingere con successo l’offensiva del partito di estrema destra British National Party, puntando su sicurezza e patriottismo. Un copione visto anche nelle sei settimane prima del voto del 4 luglio scorso.
Ma McSweeney è considerato anche l’architetto della svolta moderata e centrista del Labour post Jeremy Corbyn. Non a caso, prima guida il think tank centrista “Labour Together” che “forma” l’attuale ministra delle Finanze – e prima Cancelliera dello Scacchiere donna di sempre – Rachel Reeves, oltre al titolare alla Salute, Wes Streeting. Poi, in quartieri come Lambeth, ricostruisce il partito dopo vari scandali della corrente di sinistra. Infine, qualche settimana fa, prova a “tagliare teste” a quest’ultima. Ma stavolta commette un errore: il tentativo di “purgare”, come è stato definito dai suoi critici, i candidati dell’ala più radicale del Labour prima delle scorse elezioni, vedi la 70enne corbyniana Diane Abbott, è un goffo azzardo, e non funziona. La storica deputata – prima donna nera in Parlamento a Westminster – si oppone al “licenziamento”, mobilitando il popolo della sua circoscrizione, e costringe Starmer e McSweeney alla ritirata. Almeno per ora.
Qualcuno ha paragonato McSweeney a Dominic Cummings, il crudele “rasputin” di Boris Johnson e cervello del suo trionfo alle elezioni del 2019, prima di essere defenestrato dall’allora primo ministro e da sua moglie Carrie. Altri, invece, hanno affiancato McSweeney al potentissimo spin doctor di Tony Blair, Alastair Campbell, e il suo machiavellico ministro e “principe delle tenebre”, Lord Mandelson. In ogni caso, il Labour sembra aver trovato il suo nuovo santone. Geniale, spietato e freddo calcolatore. Come i suoi predecessori.