Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2024  luglio 12 Venerdì calendario

Basta un attimo per comprarsi una dose

ROMA – Non sono ancora le 20 quando l’aria attorno alla statua del poeta Trilussa è già satura di hashish. Sulla scalinata della piazza dedicata allo scrittore del disincanto e dell’ironia ci sono soprattutto giovani, turisti e non. Una banda di strada sistema al centro dello spiazzo due casse che gracchiano reggae. Tra musica, accenni di balli e canne tra le dita, inizia l’approccio con il gancio in cima alle scale. È un ragazzo di non più di 20 anni. Bastano una manciata di minuti per diventare «Amiga mia», stringersi le mani, sorridersi.
A pochi passi a destra si apre il labirinto di vicoli di Trastevere. Di fronte c’è Ponte Sisto, tra i più romantici della capitale e raccoglie una buona fetta di movida. Tra queste piazze ha avuto inizio la sera che è finita con l’omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. C’era la droga di mezzo. Il carabiniere venne ucciso a coltellate nel 2019 da due americani che avevano chiesto 100 euro a chi gli aveva venduto aspirina al posto della coca.
E la coca ritorna a Trastevere dopo avere lasciato il passo a hashish e marjiuana per diverso tempo. I pusher che Repubblica ha avvicinato sono stranieri ma ci sono anche italiani, soprattutto quando cala il buio e solo i lampioni illuminano il ponte che porta al ghetto ebraico.
Mentre i turisti sono già con panini e birre in mano, sulle scale basta chiedere «Hashish?» a tre ragazzi con i capelli ricci. Uno risponde: «Seguimi». A quel punto si instaura il rapporto di fiducia.
Lui ti porta dal capo che coordina lo smercio e tu devi essere amichevole, sicura, tranquilla.
Devi “chillarti” insomma, rilassarti nel gergo dei giovani. Si arriva insieme a metà di Ponte Sisto, mentre lui spiega che a breve avrai la tua dose.
Affacciato sul Tevere c’è un altro pusher ragazzino. Avviene tutto in modo molto naturale.
«Hashish al momento no per dieci euro», dice il guardiano della cambusa dello spaccio.
Uno solo si prende il rischio per quel carico che arriva dal clan dei Senese, i padroni della droga nella capitale. È lui che ha le dosi addosso e spesso si siede sulla balaustra a favore di fiume, una posizione strategica per lanciare tutto in acqua in caso di blitz. Accanto c’è il suo guardaspalle che controlla il ponte con gli occhi fissi sulla gente, vicino altri ragazzi della batteria. «Assaggiala, è buona. Più tardi te la porto», e cede la canna per un tiro. Allora si chiede altro: «Avete anche coca?». La risposta è «Sì, 40 a dose». Non si sprecano parole, il linguaggio è criptico.
Un salto allo sportello Atm più vicino che, guarda caso, ha importi predefiniti da 10, 20, 40 euro. «Torna qui e avvicino io», è la promessa dello spacciatore. E quella dose è una sorpresa perché da tempo non ci sono sequestri di cocaina a Trastevere dove gira soprattutto fumo.
Quando il tramonto è ancora lontano e il Tevere scorre lento, avviene lo scambio. Il pusher ti riconosce subito tra i turisti, ha annotato nella mente il colore della tua maglietta o chissà quale altro particolare. «Amiga mia», stringe la mano e ti passa la pallina di cellophane. Ti sorride. Non c’è tempo di controllare cosa si riceve. Se azzardi la richiesta di uno sconto («Trenta vanno bene?»), la risposta è un altro sorriso e un secco «No». Il passaggio è veloce, con l’altra mano lasci i 40 euro. L’affare in dieci minuti è fatto e sullo sfondo la scalinata di Trilussa accoglie già altri clienti attorno ai pusher. È un tour continuo dalla piazza al ponte.
Una turista in compagnia del padre scatta una foto sul ponte. Si accorge dello scambio di soldi e droga. Sgrana gli occhi, si irrigidisce. Il ragazzo con i pantaloncini e la maglietta nera si allontana velocemente. Perché la rapidità è tutto sul ponte. Non ci sono i presidi di polizia e carabinieri. Forse ci sarà qualcuno in borghese ma, a detta di chi in zona ci vive «da qualche tempo i controlli sono meno serrati». E non c’è pusher che si faccia scappare l’occasione di vendere su una piazza senza lampeggianti che scoraggiano.
Il ponte è sfruttato da cima a fondo. E per fondo si intende l’acqua del Tevere in cui finisce la roba se qualcosa va storto. Sulle golene ci sono almeno altri quattro spacciatori del market della droga sotto alle stelle. È alla sera che il ponte cambia volto. I turisti triplicano, la musica è più assordante e sulla piazza non si trova un gradino e nemmeno un mattone liberi. La confusione è complice dello spaccio. Su Ponte Sisto è come se ci fossero delle stazioni, si trovano gli spacciatori seduti sulle balaustre. Sono due, tre, anche di più spalmati su quasi 110 metri. E stavolta sono loro che ti avvicinano: «Vuoi qualcosa?». Le dosi le hanno già addosso, sono più spregiudicati. L’hashish a 10 euro viene venduto in meno di 30 secondi. E le strette di mano sono continue.